E l’ordinare un panino che
mangerete fino alla fine
Nella carriera come sfascia coglioni professionisti di Jacopo, Massimo, Red e tutti gli altri è capitato spesso di leggere di ragazzi che chiedevano informazioni sulla transessualità FtM, ragazzi confusi e desiderosi di imparare, ragazzi che facevano domande sulla transizione perché volevano iniziarla, ragazzi che stavano cercando di capire se stessi e trovare la loro strada.
Fin qui ci siamo: il canale, la pagina Facebook e così via sono nati per questo scopo (
Ma quello che ogni tanto perplime sono le domande di alcuni ragazzi, ragazzi che chiedono informazioni sulla transizione, dicono di volerla intraprendere… e specificano ad esempio “Mi piacerebbe fare la transizione senza che mi vengano i peli, la barba e mi si inspessiscano i muscoli.” Al che la domanda sorge spontanea: “Perché la volete??” Non credo che esista gente (tossici a parte) a cui piace trivellarsi per la vita facendo punture di testosterone. E puntualmente, quasi sempre, arriva la risposta: “Perché vorrei un aspetto androgino”. Siccome io sono un grande sfascia coglioni mi sono andato a spulciare Wikipedia:
(Il termine
androgynus deriva dalla lingua
greca antica: ἀνδρόγυνος, da
ἀνήρ (anèr: uomo) -genitivo
ἀνδρός (andròs)- e γυνή (gyné: donna); secondo il mito
che lo riguarda è un individuo che partecipa della natura di
entrambi i sessi. )
L'Androginia è
la combinazione e sovrapposizione di un certo numero di
caratteristiche fisiche maschili con altre più tipicamente femminili
in una stessa persona. Tale "ambiguità" può fondare la
propria identità
di genere o anche solo lo stile di vita
esteriore (ad esempio nel mondo dello spettacolo o della moda).
La parola non è utilizzata in
ambito scientifico e non fa in alcun modo riferimento alle modalità
di riproduzione o all'orientamento
sessuale (pertanto non è neanche
sinonimo di Bisessualità);
viene invece usata per indicare in un individuo la coesistenza di
aspetti esteriori, sembianze o comportamenti propri di entrambi i
sessi. (http://it.wikipedia.org/wiki/Androgino).
Per chi non mastica l’inglese, diciamo che l’androginia è la fusione di caratteristiche maschili e femminili in un unico individuo; è diversa dall’ermafroditismo perché mentre il secondo si riferisce agli organi sessuali maschili e femminili coesistenti in un singolo individuo, la prima al giorno d’oggi è intesa come una combinazione di virile e femminile prevalentemente psicologica – e dunque qualcosa che riguarda più il genere che il sesso.
Dionisio |
Nel corso della
storia diverse religioni hanno venerato divinità che presentavano
caratteristiche sia femminili che maschili; ad esempio, si crede che
la divinità
greca del vino e delle orge, Dioniso, fosse
rappresentata come androgina; allo stesso modo abbiamo Hapi, il dio
egiziano del Nilo; Obatala, divinità yoruba creatrice del genere
umano e portatrice di pace; nella mitologia norrena abbiamo Brunilde,
valchiria figlia di Odino, re degli dei; e anche nelle religioni
induista, cristiana e Wicca alcune divinità o semidivinità hanno
caratteristiche androgine. L’androginia era infatti vista come un’unione divina di principi terreni.
Esiste più di una minoranza
discriminata che ha trovato nell’androginia una via di espressione
più autentica, o un’occasione per poter giocare con il genere e
trovare la propria definizione di “virilità” e “femminilità”.
Vogliamo parlare del movimento femminista, che ha cercato di
scardinare un certo ideale di femminilità stereotipata, secondo il
quale le donne devono essere docili, passive, più emotive e più
deboli degli uomini? Senza contare che nel 1971 una psicologa
femminista della Stanford University, la professoressa Sandra Bem,
introdusse il concetto di “androginia psicologica” per
designare uomini e donne che non ricadevano nelle definizioni di
virilità e femminilità così come sono concepite nella nostra
cultura. Sulla stessa scia, nel 1973 l’autrice femminista June
Arnold ha pubblicato (sotto pseudonimo) il romanzo “The Cook and
the Carpenter”, dove non specificava il genere di nessuno dei suoi
personaggi, e usava il pronome neutro “na” al posto di “lei”
e “lui”.
E dal momento che siamo sempre negli
anni Settanta, che dire del movimento di liberazione degli
omosessuali? Molti uomini gay e molte donne lesbiche hanno
abbracciato l’ideale dell’androginia perché attraverso di essa
riuscivano ad esprimere alcuni lati di sé che prima, quando erano
costretti a fingersi etero e reprimersi, dovevano nascondere (in
quanto troppo poco conformi ai ruoli di genere imposti dalla società
circostante). È stato così che molti uomini gay hanno cominciato a
truccarsi in pubblico e a diventare delle drag queen, e molte
lesbiche butch hanno sfoggiato capelli corti, camicie di flanella,
stivaloni, hanno frequentato corsi per diventare meccaniche e
lavorare nei cantieri, e allo stesso tempo hanno rinnovato il proprio
orgoglio di essere donne a modo loro.
David Bowie |
Ma quand’è che anche alcune persone
eterosessuali hanno cominciato a sfidare i ruoli di genere
tradizionali e si sono spinte verso l’androginia? Quando
l’androginia ha perso parte della sua connotazione politica ed è
diventata un fenomeno di massa, ossia a partire dagli anni
Ottanta. Rockstar come Boy George e David Bowie hanno scelto un look
androgino, e nonostante non sia mai arrivata a sperimentare con il
genere quanto loro anche Annie Lennox ha avuto caratteristiche
androgine. Un po’ per moda, un po’ per imitare i propri idoli, un
po’ perché si riconoscevano in quello stile, un po’ perché
anche loro associavano all’androginia un certo livello di libertà
e di ribellione tipici anche del rock, molti ragazzi eterosessuali di
quell’epoca hanno adottato un look androgino e dei comportamenti
psicologicamente androgini.
E andando avanti, negli anni Novanta ha
preso piede un fenomeno che esiste ancora al giorno d’oggi, e che
merita di essere conosciuto: quello del “gender fucking”,
che ha riguardato le persone queer che cercavano nuovi termini per
definire se stesse e non si identificavano nella dicotomia di generi
tradizionale, e che consisteva nel confondere la percezione del mondo
esterno per quanto riguardava il proprio genere (esempi di gender
fucking sono l’indossare un abito da sera e farsi crescere la
barba, o una maglietta con su scritto “ragazzo lesbico”).
conchita wurst |
E dopo questa parentesi storica
sull’androginia lasciate che veniamo al nocciolo della questione, e
parliamo delle persone che hanno un’identità di genere
androgina. In realtà, come
potete leggere qui, parlare di identità
di genere androgina sarebbe già un ossimoro per molti, dal momento
che molti androgini sentono di non avere un genere, ma per comodità
usiamo questo termine. Le persone androgine sentono di non
appartenere a nessun genere, oppure si sentono membri a pieno titolo
di entrambi i generi. Anche se nascono con un corpo da uomini, da
donne o intersessuali, per loro quello che conta è venire
considerate esseri umani, senza ricadere in nessun ruolo di genere…
addirittura, senza ricadere in nessun genere. Alcune persone
androgine, quindi, dichiarano di voler fare il percorso di
transizione solo fino a un certo punto, perché quello che a
loro interessa è avere un aspetto androgino – chi in nome del
gender fucking, chi in nome della sua identità.
Per un ragazzo FtM le cose funzionano
in un altro modo. Un ragazzo FtM, per arrivare all’essenza delle
cose, deve intraprendere un percorso interiore che una persona
androgina, forte della sua “neutralità” di essere umano, non ha
bisogno di intraprendere. Un ragazzo FtM deve imparare a rispondere a
domande come
E soprattutto, un ragazzo FtM che soffre di disforia di genere, che è sicuro della sua identità maschile, che ha avuto una diagnosi di DIG e ha deciso di cambiare sesso, vorrà percorrere quella strada fino alla fine… assumendosi la responsabilità della sua scelta e accettandone le conseguenze.
“Cosa significa per me essere me stesso? Cosa significa per me essere uomo? Essere me stesso entra in conflitto con il mio sentirmi uomo, o non devo rinunciare a nulla intraprendendo il percorso di transizione? Cosa significa per me essere un uomo più o meno virile, quali caratteristiche associo a determinati comportamenti virili, quali mi farebbero sentire a disagio e quali vorrei adottare? Come posso costruire la mia identità maschile senza diventare la caricatura di me stesso, ma restando me stesso al 100%? Come posso fare in modo che il resto del mondo mi percepisca come uomo e mi tratti da uomo, ma che soprattutto mi tratti con l’empatia, il riguardo e la considerazione che meritano tutti, non importa se transessuali o no? Cosa comporta per me la consapevolezza che ogni anno che passerà dalla prima iniezione di testosterone sarà il mio compleanno, dal momento che sono rinato?”.
E soprattutto, un ragazzo FtM che soffre di disforia di genere, che è sicuro della sua identità maschile, che ha avuto una diagnosi di DIG e ha deciso di cambiare sesso, vorrà percorrere quella strada fino alla fine… assumendosi la responsabilità della sua scelta e accettandone le conseguenze.
Se possiamo esprimere una nostra
opinione, ritornando al discorso iniziale… quando alcuni ragazzi,
non per forza ragazzi androgini, scrivono di voler intraprendere il
percorso di transizione senza avere questa, quella e quell’altra
conseguenza, viene spontaneo consigliargli di domandare a se stessi
cosa stiano cercando. Non esiste una variante di testosterone
che vi darà l’aspetto che volete sotto ogni punto di vista, dal
momento che non possiamo comandare né al T né al nostro corpo di
farci venire la barba ma non i baffi, di cambiarci la voce ma non la
muscolatura, di abbassarci la voce per farci diventare un tenore ma
non un baritono, e se il vostro desiderio più grande fosse quello di
diventare voi stessi (ossia uomini) nessuno di questi cambiamenti
vi fermerà dal continuare. Se invece sapete fin dal principio
che non è la soluzione adatta a voi, che volete solo un singolo
elemento e l’insieme vi fa inorridire, percorrete un’altra
strada, altrimenti vi farete più male che bene (e se vi balzasse in
testa di denunciare chi vi ha aiutato a diventare qualcosa che fin
dal principio sapevate di non voler essere, farete più male che bene
pure a chi invece non ha dubbi sulla sua scelta e deve avere a che
fare con medici sospettosi e opinione pubblica ostile).
Cosa pensereste se foste camerieri a un
ristorante e una persona vi dicesse “Vorrei un panino con
hamburger, insalata, formaggio e pomodori, ma senza che si senta il
formaggio, senza quella salsa piccante che mettete su tutti i panini
perché il piccante potrebbe darmi fastidio alla lingua, senza che il
pane sia troppo duro e senza che l’insalata e i pomodori siano
troppo vicini e l’una prenda il sapore degli altri”?
Personalmente le risponderei di
cambiare panino (o, se del panino di prima voleva solo l’hamburger,
di prendersi direttamente quello senza spacciarlo per il panino che
non è). Le risponderei di studiare il menù e trovare il panino a
cui non rinuncerebbe mai, che ordinerà senza volerlo cambiare di una
virgola, che non si pentirà di aver mangiato neppure se dovesse
pizzicarle un po’ la lingua per la salsa che c’è sopra, che si
assumerà la responsabilità di aver scelto accettandone le
conseguenze, che mangerà fino a sazietà e si sentirà soddisfatta
di aver mangiato.
Se scava dentro se stessa e si
interroga sui suoi veri desideri, quella persona uscirà dal
ristorante appagata, e voi che siete camerieri avrete intascato una
mancia per averle consigliato bene… ma sicuramente avrete intascato
qualcosa di molto più grande.
Ciao. Sì, io sono un androgino e concordo con quanto esposto in questo ottimo articolo. Ora, è ovvio essere confusi in una realtà socio culturale priva di informazioni e fortemente stereotipata nei cosiddetti 'ruoli di genere' . Io ho vissuto anni di disagio prima di comprendere che non ero nè 'lesbica' nè un ragazzo 'FtM' ma un androgino (non donna androgina). E parto dal presupposto che prima del sesso di nascita e della stessa identità di genere viene la persona. Anzi, l'androgino consapevole si chiede se esista realmente un'identità di genere e se la DIG sia, nel profondo, causata dalla società che assegna rigidamente i ruoli di genere. Cioè, l'essere umano è dotato di ragione e di senso critico che trascende "l'oggettività naturale". Pertanto egli entra in conflitto con la realtà stessa giudicandola e, quindi, pensiero umano e realtà spesso non coincidono. Questo porta alla trasformazione del mondo e di se stessi.
RispondiEliminaAl di là della filosofia, il problema nostro diventa 'etico' e riguarda l'assenza di 'terapie personalizzate' laddove si possa avere l'accesso al T e agli interventi in modo mirato. Ad esempio, fare la mastectomia oppure la riduttiva senza assumere ormoni, ecc... In altre parole, non sappiamo se i centri del SSN per i "disturbi" di identità di genere offrono "terapie" appunto personalizzate. Questo per non costringerci a fingerci disforici allo scopo di iniziare l'Iter di transizione senza l'intenzione di completarlo e avere, così, alcuni interventi parziali sia ormonali, sia chirurgici.