Traduzione di: Silvia Selviero
C'è stata un’esplorazione molto poco
approfondita per quanto riguarda il ruolo della vergogna nella
transessualità, eppure la vergogna come emozione è presente nelle
vite di molte persone transessuali.
Nell’articolo cercherò di esaminare
questo sentimento in relazione alla transessualità.
Per essere chiari fin dall’inizio,
non sto affatto suggerendo che le persone transessuali prese
individualmente abbiano qualcosa di cui vergognarsi o che si debbano
vergognare.
Quello che voglio far notare
nell’articolo è che la vergogna esiste davvero per molte persone
(per lo meno quelle che hanno più di 30 anni) e che molto spesso non
viene riconosciuta ed è ignorata, con conseguenze deleterie.
Perché le persone transessuali si vergognano?
Già solo essere diversi è abbastanza
per qualsiasi bambin* per sviluppare un certo livello di vergogna, ma
essere diversi e ricevere il messaggio dalla famiglia, dagli
insegnanti, dagli altri bambini e dalla società che la tua
differenza è qualcosa indesiderabile, inferiore o da sfottere può
creare vergogna.
Come si riconosce la vergogna?
Carl Goldberg (1991) ha scritto un
saggio di psicoanalisi sulla vergogna, in cui nota che la timidezza
(un sintomo della vergogna) include il “chiudersi a riccio anziché
mostrarsi in tutta la propria presenza nel mondo”.
E che “sminuire l'identità personale
è una caratteristica essenziale della vergogna”. Ho sicuramente
conosciuto persone transessuali che sono diventate timide e che a
causa della vergogna si sono trattenute dal buttarsi di più nella
vita.
Ad esempio: alcune persone transessuali
evitano o rifiutano appuntamenti prima di aver fatto la transizione.
Come si affronta la vergogna?
Ecco un’area dove aiuta moltissimo
essere in terapia.
È difficile affrontarla da soli perché
molte persone, se lasciate a se stesse eviteranno quello che causa
loro dolore e non scenderanno a patti con la vergogna.
Quindi una risposta breve potrebbe
essere: non negate di provare vergogna, riconoscetela, parlatene,
cercate di comprendere, guardatela e mantenetela sotto i riflettori
domandatevi “Di cosa mi sto vergognando?” cercate di rispondere
con sincerità.
Non saltate la risposta dicendo “Beh,
non ho nulla di cui vergognarmi”. Dovete capire che c’è e di
cosa si tratta.
Ad esempio: “mi vergogno di essere
nato donna ma di non essere femminile, che non mi siano mai piaciuti
i vestiti, e che la mia famiglia mi sembrava imbarazzata da
me..ecc...” .
Dopodiché domandatevi se vi dovreste
vergognare.
E la risposta quasi sempre è NO.
Ma ve la dovete strappare con le
tenaglie e la dovete capire.
È difficile da fare ma ne vale la
pena.
Sicuramente vi ci vorrà molto tempo.
Goldberg, C.
(1991) Understanding
Shame.
Jason Aronson Inc, Northvale, New Jersey.
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