Cos’è in realtà la transizione



Articolo di: Silvia Selviero


Buongiorno, carciofini!
Comincio questo articolo facendovi una piccola confessione: anch’io, come molte altre persone, spesso ho dei pensieri che mi tengono sveglia la notte. Normale amministrazione di tutti gli esseri umani: ansia per il futuro, domande esistenziali, esami di coscienza, riflessioni e autoanalisi. Così in un momento di cazzeggio-che-in-realtà-tanto-cazzeggio-non-è mi è capitato di cercare quegli aforismi che in inglese si definiscono “inspiring”(Ispiratore), di quelli che ti possono motivare e far vedere le cose da angolazioni diverse.
E siccome penso sempre a voi (non è vero, ma utilizzo un’iperbole perché mi interessa attivamente dare una mano a chi mi legge) ho usato l’ispirazione che quegli aforismi mi hanno dato per scrivere qualcosa di bello… qualcosa che potesse motivare qualcun* tra quelli che mi leggeranno. Quindi questa volta siete stati voi la mia ispirazione per mettermi alla tastiera, e quello che mi motiva è la passione per una causa in cui credo ;)

Alcuni fatti sul percorso di transizione:


Nonostante tutti i discorsi, comunque veritieri, sul fatto che il percorso di transizione dovrebbe essere una ricchezza in più, ti devo chiedere di fare una sottrazione. Quando pensi a una metafora del tuo essere, prova a vederti come un blocco di un qualche materiale che, per diventare un’opera d’arte, non deve essere lavorato dall’esterno finché non prende forma; deve essere coadiuvato da un aiuto esterno, la mano di chi lo scalpella, per erodere e far crollare grazie alla sua forza interna tutto lo strato di materia che non era ottimale alla forma che già possedeva sotto la superficie. E che si potrà lavorare, rifinire, rimodellare e ritoccare ancora solo quando chiunque la potrà vedere.

Quando si ha la possibilità di sentirsi più vicini all’umanità, naturalmente, si può essere umani in maniera più completa, perché si ha una percezione più completa del bene e del male. (Da “Quattro cose meravigliose dell’essere un ragazzo FtM”)

Chi va di fretta, è come se invece di camminare sul sentiero lo percorresse con la macchina… e quando arriverà e si guarderà indietro non avrà nulla da vedere. (Da “La troppa fretta non ci fa godere il viaggio”)

Se hanno scelto la via del percorso di transizione hanno scelto di vivere e non di esistere, e hanno scelto di scoprirsi e di venire alla luce, soprattutto in una società transfobica dove una cosa del genere condurrà a calunnie ed emarginazione, se non addirittura a odio e ostilità. Certo, possono reprimere alcune cose, possono tacere quando proprio non ce la fanno, possono incontrare ancora più ostacoli che alcune volte conducono a rinunciare. Ma una cosa è certa: se alcuni ragazzi FtM scelgono nonostante tutto di continuare a perseguire l’obiettivo di essere autentici, la strada è tutta in salita. Non possono materialmente e spiritualmente smettere di battersi per se stessi e prendere decisioni che li portino ad essere sempre più se stessi. (Da “Quattro cose meravigliose dell’essere un ragazzo FtM”)

Il percorso non è una bacchetta magica.
Il percorso non è solo una combinazione di sedute con gli psicologi, perizie, sentenze, ormoni, effetti degli ormoni, interventi chirurgici e rettifica anagrafica.
Il percorso, da solo, non serve. (Da “Perché alcune persone si pentono della transizione?”)

Il percorso di transizione ci dà l’occasione di comprendere tutti e due i mondi (femminile e maschile) e di avere una sicurezza in più. Possiamo essere più autentici, invece di ricadere in un altro stereotipo per paura di non essere abbastanza. Non dovrebbe portarci a scordarci di noi stessi e vivere in un personaggio che sia la caricatura di un uomo, ma a diventare noi stessi, ossia esseri umani che si sentono maschi, e che hanno tutto il diritto di capire da soli cosa significa per ognuno di noi essere maschi ed essere persone vere. Il percorso di transizione dovrebbe portare ogni ragazzo FtM a vedere il mondo con colori più ricchi, più nitidi, più forti, più belli, non a cancellarne alcuni dal proprio naturale modo di essere. Altrimenti come si fa ad essere completi, come si fa a capire delle cose in più, come si fa a sentirsi migliori, e come si fa ad essere davvero felici invece di avere un’illusione di felicità? (Da “Diventare la caricatura di se stessi”)

Il percorso di transizione è un mezzo per arrivare al traguardo, non il traguardo di per sé


Il tuo traguardo è di stare bene con te stesso, più sicuro di te, più consapevole, più libero, più equilibrato, più appagato e più vero, non di farti punture sulle chiappe o riempirti di gel per il resto del tuoi giorni. Quindi non ti dimenticare che non sarai contento di esistere e in pace con te stesso solo perché hai intrapreso il percorso passivamente, lo sarai solo se lo vedrai come la spinta a migliorarti sempre. Ed essere attivamente te!

… la sensazione di essere consapevole di qualcosa che per la maggior parte della gente è solo un dettaglio sullo sfondo, la sensazione di essere in attesa e speranzosi osservando un cambiamento che la maggior parte della gente subisce in modo passivo e una volta sola nella vita, la sensazione di essere liberi perché ci stiamo avvicinando a nascere, la sensazione di Essere… quel livello di felicità le persone cissessuali non lo proveranno mai. (Da “Quattro cose meravigliose dell’essere un ragazzo FtM”)

… quando alcuni ragazzi, non per forza ragazzi androgini, scrivono di voler intraprendere il percorso di transizione senza avere questa, quella e quell’altra conseguenza, viene spontaneo consigliargli di domandare a se stessi cosa stiano cercando.
Non esiste una variante di testosterone che vi darà l’aspetto che volete sotto ogni punto di vista, dal momento che non possiamo comandare né al T né al nostro corpo di farci venire la barba ma non i baffi, di cambiarci la voce ma non la muscolatura, di abbassarci la voce per farci diventare un tenore ma non un baritono, e se il vostro desiderio più grande fosse quello di diventare voi stessi (ossia uomini) nessuno di questi cambiamenti vi fermerà dal continuare. Se invece sapete fin dal principio che non è la soluzione adatta a voi, che volete solo un singolo elemento e l’insieme vi fa inorridire, percorrete un’altra strada, altrimenti vi farete più male che bene (e se vi balzasse in testa di denunciare chi vi ha aiutato a diventare qualcosa che fin dal principio sapevate di non voler essere, farete più male che bene pure a chi invece non ha dubbi sulla sua scelta e deve avere a che fare con medici sospettosi e opinione pubblica ostile). (Da “Le scelte, le responsabilità, le conseguenze”)

Alcune persone ti potrebbero insultare dicendoti che non serve cominciare il percorso perché “non sarai mai come un uomo cissessuale a tutti gli effetti”, e intendono che ti mancherà sempre “qualcosa” perché non sei come loro. Può darsi che sarai sempre diverso dagli uomini cissessuali. Ma anche loro saranno diversi da te e non sapranno mai cosa si prova a guardare il mondo con i tuoi occhi. Credere che il tuo valore si misuri da quanto riesci a diventare il più possibile simile a un uomo cissessuale è un’altra trappola della transfobia. E se proprio vogliamo dire che ti “manca” qualcosa perché non sei come loro, a loro “manca” qualcosa perché non sono come te!
Ed è questo il bello di essere tutti individui unici e irripetibili, transessuali, cissessuali o queer. Non esiste chi è meglio e chi è peggio a meno che non si guardino i valori più nascosti di una persona… quando quella persona è sola con se stessa e nessun altro la può vedere.

A quelli che ti dicono che il percorso è solo un mezzo per scappare dai tuoi problemi col tuo corpo “in quanto donna”, che sei “contro natura” e che “non accetti il disegno di Dio per te”, rispondi se direbbero la stessa cosa a una persona nata paraplegica che trova il modo di curarsi con un’operazione e riuscire a camminare come è nella natura dell’essere umano per la prima volta. Rispondi se, per loro, è contro natura anche un certo qualcuno di cui non farò il nome, strenuo oppositore di persone LGBTQI, perché si è rifatto chirurgicamente un sacco di cose e si è addirittura trapiantato i capelli.
Rispondi se, per loro, è contro natura anche mettersi occhiali e lenti a contatto, perché se il disegno di Dio per loro è di essere miopi o astigmatici non dovrebbero ostinarsi a voler vedere.
Rispondi se, per loro, è contro natura tutto quello che hanno addosso in quel momento, dal momento che gli animali girano nudi e nessuno grida all’oltraggio al pudore.
Rispondi se, per loro, va bene essere contro natura solo quando gli fa comodo, o quando devono aderire a tutto quello che ha sempre fatto parte del loro mondo, che è visto come “normale” e “appropriato”, ma quando si tratta di qualcosa che non conoscono appellarsi alla natura è solo un mezzo per dirti ancora una volta che sei sbagliato, che devi ignorare la tua natura.
E se tagliano il discorso dicendo che “la tua situazione è diversa”, non ti arrendere e domandagli perché. E come fanno ad essere così sicuri che il percorso di transizione, per riallineare il tuo corpo con lo spirito, non sia una di quelle invenzioni che migliorano la vita. Solo perché loro non hanno mai sperimentato sulla propria pelle cosa significhi non riconoscersi allo specchio.
Spesso metterli faccia a faccia con la loro presuntuosa ignoranza è l’unica maniera di fargli vedere che invece di scappare dai tuoi problemi tu li affronti. Meglio ancora se sono loro a battere in ritirata.

Se sei gay e altre persone gay che sono nate con la mente e il corpo allineati cercano di convincerti che “Allora tanto vale restare donna, se vuoi cambiare sesso per essere un uomo e sei gay è un controsenso”, prendila come un’occasione per farti due risate invece di arrabbiarti; se credono che i “veri uomini” e le “vere donne” debbano essere solo eterosessuali si stanno insultando da soli e manco lo capiscono. E anche tutto il loro castello di preconcetti sulle persone transessuali, e su quanto dovrebbero essere “in una situazione diversa” e “non altrettanto umane” crollerebbe.
Se sei bisessuale o pansessuale e persone bisessuali o pansessuali nate con la mente e il corpo allineati ti dicono che “
Sei confuso e devi scegliere per capire se ti senti un uomo o una donna”, invece, ridi due volte, perché dal momento che spesso si sentono discriminate da gay e lesbiche e trattate come indecise a prescindere dalla loro sicurezza in chi amano l’insulto verso se stesse è doppio. Credimi, spesso una risata in faccia fa miracoli alla tua autostima e al senso di inferiorità che puoi provare, riesce a spiazzare il prossimo e fargli fare due domande sul perché dovresti essere davvero così strano.

Se speri di avere più donne o più opportunità di lavoro o più libertà in generale grazie al percorso di transizione, farò l’impossibile per scoraggiarti dall’intraprenderlo. E non per cattiveria, ma per realismo. Davvero. I ragazzi FtM che l’hanno intrapreso ti potranno dire meglio di me che se sei in transizione le donne si mettono quasi sempre a interrogarsi sul proprio orientamento sessuale se sono attratte da te e ti possono mollare sul più bello facendoti stare da cani, la maggior parte dei datori di lavoro inorridisce all’idea di assumere una persona transessuale perché l’Italia è intrisa di transfobia e appena devi tirare fuori i documenti che non combaciano con il tuo nuovo aspetto (finché non fai la rettifica anagrafica, e i tempi d’attesa in Italia sappiamo tutti che siano biblici) il posto che cerchi diventerà già assegnato, guarda caso al tizio prima di te, e in quanto alla libertà tipica degli uomini, sarà sempre relativa a quanto riesci a sembrare un “uomo nato uomo”, alla mentalità delle persone che ti trovi di fronte, alla situazione specifica e a quanto riuscirai a infinocchiare i medici facendogli credere che non vuoi cambiare sesso per avere dei vantaggi in una società maschilista ma per te stesso, con tutte le crisi di identità che un infinocchiamento del genere può comportare. Vedrai che a perseguire una bugia finirai per recitare (ed essere) una bugia. “E allora perché si intraprende il percorso di transizione, che vantaggi ci sono?”, potresti chiedere. E la risposta è semplice.
Non c’è nessun vantaggio, nessun premio intrinseco e nessuna risoluzione miracolosa di problemi che sono al di fuori di te. L’unica motivazione per cui il percorso di transizione può essere intrapreso è che se scavi dentro di te, oltre qualsiasi vantaggio materiale, oltre qualsiasi ruolo da recitare, scoprirai che nonostante tutti i problemi nuovi che dovrai essere pronto ad affrontare venendo allo scoperto, e nonostante il lavoraccio infame che dovrai essere pronto ad accettare per superare una volta per tutte i problemi vecchi, è la cosa giusta da fare. Non per chi è al di fuori di te, ma per quel te stesso – conosciuto e sconosciuto – che sapevi essere intrappolato da troppo tempo tra cuore e cervello per ignorarne ancora l’esistenza.

Quando sei un ragazzo FtM a cui piacciono le donne e ti chiedono “Perché lo fai se puoi andare con tante belle donne anche senza la transizione?”, cerca di fargli capire una cosa, la differenza sottile-sostanziale che passa tra omosessualità e transessualità.

Il percorso di transizione non ha a che fare con chi ami.
Il percorso di transizione ha a che fare con chi sei.

Non è egoista da parte tua chiedere ai tuoi amici e parenti di restarti vicino mentre ti sottoponi a così tanti cambiamenti psicofisici. È egoista obbligarli a restare quando ti sei accorto che non vogliono, non possono, e il loro disgusto o la loro paura è più forte dell’affetto. Ma bada bene, non è egoista verso di loro. È egoista verso il te stesso che teoricamente dovresti aiutare a far nascere, quello che non può più permettersi di vivere, sentire, amare e respirare una bugia.

Attraverso il percorso di transizione non stai costruendo una maschera ma te ne stai facendo crollare una che ti va troppo stretta. Non stai ingannando il prossimo, specialmente se lo rendi partecipe mentre cerchi di riappacificarti con te stesso, di trovare la tua vera identità. E a chi davanti a un coming out ti accusa di aver tradito tutti fingendo di essere quello che non sei, rispondi che l’unico tradimento qui lo compie la persona che si sente tradita, perché invece di vedere la tua confidenza come quello che è in realtà (un momento in cui cerchi la sua complicità e la sua vicinanza, in cui le fai vedere che ti fidi così tanto da aprirti sulla parte più autentica di te), la vede come le hanno insegnato a vederla in una società transfoba (un momento in cui scopri le carte e confessi di esserti spacciato per un uomo per avere alcuni vantaggi, per vigliaccheria, per una mente malata o per spirito di ipocrita raggiratore). Invece è un qualcosa “di più”, non un qualcosa “di meno”.

“Perché ai tossicodipendenti si dice che si devono curare e vengono trattati da malati, mentre i transessuali vengono assecondati?”, si chiedono le persone transfobe. Sai cosa devi rispondere in breve?

Perché se assecondi un tossicodipendente, lui morirà.
Se assecondi un transessuale, invece, vivrà.” (Grazie Jacopo!)

Quando ti inietti testosterone non ti stai iniettando autostima. Ti stai iniettando una sostanza un bel po’ bastarda, che all’inizio ti rende un adolescente con gli ormoni impazziti, ti fa mandare affanculo la gente una volta sì e l’altra pure, ti elettrizza quando ti spunta un pelo in più sulla faccia e ti demoralizza quando ti fa cadere un capello in più sulla testa, ti fa dubitare della tua immagine allo specchio quando non corrisponde esattamente a quella su cui fantasticavi e, se non hai il culo di abitare in una regione in cui gli ormoni si danno gratis, ti dovrai fare il culo per averci un bozzo sopra ogni mese. E c’è la crisi economica, caro mio!
È una sostanza che fa fare alla tua libido un saliscendi mozzafiato, mentre le tue emozioni si fanno un giro sulle montagne russe che tu lo voglia o no.
Eppure, se non te ne resti con le mani in mano e lavori fino allo stremo delle forze su di te e non dimentichi qual è il tuo scopo principale, iniezione dopo iniezione è una sostanza che ti metterà faccia a faccia con la tua autostima e ti sfiderà a domandarle dove si era nascosta tutto questo tempo.

E così quelli che diventano aggressivi e sprezzanti verso le donne, in realtà sono ostili anche verso se stessi, e verso tutte quelle parti di se stessi che non considerano “abbastanza maschili” secondo standard imposti dalla società. In questo modo corrono il rischio di passare da una gabbia all’altra: dalla gabbia della femminilità in cui molti si reprimevano prima di capire se stessi, che magari impediva ad alcuni di loro che amavano lo sport di giocare al calcio perché “non sta bene per una signorina”, alla gabbia della virilità, in cui alcuni si sentono costretti a rinchiudersi per rimarcare a tutti i costi di essere “veri uomini”, che magari impedisce a quelli che amano ballare, dipingere, cucinare o fare shopping di sfogare le loro passioni perché “sono per femminucce.”
Ma considerarci “femminucce”, “macho”, “signorine” e “veri uomini” ci fa perdere di vista quello che è vero per noi stessi. Ci puntiamo il dito contro da soli, ci giudichiamo, ed è come passare dal farsi bastonare al farsi frustare, ossia l’esatto opposto della libertà. (Da “Diventare la caricatura di se stessi”)

Se quando intraprendi il percorso di transizione ti senti in colpa verso chi ti ha scoraggiato perché ti senti più felice e completo, significa che era la strada giusta da intraprendere. Perché il tuo senso di colpa è solo la prova che hai mentito a te stesso per tanto tempo, che hai fatto felici gli altri per tanto tempo, e che non sei abituato a pensare a te stesso svincolato dal resto del mondo. Cosa che invece puoi cominciare a fare adesso. 

Finché non calpesti la libertà di esistere e vivere degli altri, finché non diventi spietato e narcisista e individualista e non ti metti in testa che non hai più nulla da imparare e che sei una specie di dio, non c’è nulla di male a voler risollevare, scoprire e amare te stesso prima di chiunque altro.


 Hai il diritto di vivere anziché sopravvivere. Hai il diritto di vivere per il tuoi valori anziché per quelli degli altri. Hai il diritto di capire che “non reprimere te stesso” non significa automaticamente “prevaricare gli altri” solo perché nel mondo in cui viviamo chi è transessuale per troppe persone si dovrebbe nascondere, stare nei ranghi della normalità (e cos’è la normalità non puoi essere mai tu a deciderlo), riconvertire e sentire inferiore.

Non sempre durante il percorso avrai momenti in cui troverai te stesso scagliando il pugno in aria, trionfante, fiero di mostrarti al mondo in tutta la tua statura morale e non. Ogni tanto i momenti migliori li troverai quando, solo con te stesso alla fine della giornata, sentirai l’anima che ti sussurra “Ce l’abbiamo fatta”.

Ma la cosa bella del percorso è anche giustamente percorrerlo, come rendersi conto giorno per giorno di come si cambia, soprattutto a partire dall’inizio della terapia psicologica, quando tutto ci sembra confuso e piano piano diventa più nitido, quando riusciamo a scoprire cose di noi che non sapevamo.
Quando possiamo uscire dall’ufficio della psicologa e aver aggiunto un pezzo a quel puzzle che siamo noi. (Da “La troppa fretta non ci fa godere il viaggio”)

Prima o poi dovrai domandarti se vuoi diventare un uomo, o per meglio dire quello che la società si aspetta da un uomo, o vuoi diventare te stesso. E se scegli la seconda quasi sempre otterrai la prima.

In fondo il percorso di transizione è una delle tante metafore che può assumere la vita. Quella strana, difficile, benedetta e maledetta vita che noi tutti percorriamo. E che ci fa compiere ogni giorno, ogni ora e ogni minuto una transizione. Quindi, se e quando ti capiterà di domandarti come sei arrivato fin qui o cosa vivi a fare, non dimenticare che non esiste un essere umano più allenato a vivere di te.







Commenti

  1. Vorrei tanto far leggere questo post (anche se forse l'avrà già letto) al mio ragazzo, per fargli capire quanto è forte per riuscire ad affrontare tutto ciò.

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