Su John Jolie Pitt, sulla gioventù e sulla convinzione nelle proprie idee



Articolo di: Silvia Selviero 


  Diverso tempo fa hanno spopolato in rete le foto di Shiloh Nouvel, figlia di Angelina Jolie e Brad Pitt, sul red carpet in abiti maschili, e assieme ad esse è saltato fuori che in realtà è da quando era piccolissima che Shiloh ha esplicitamente chiesto ai suoi genitori di trattarla come un ragazzino e preferisce essere chiamata John – e adesso che si avvia verso la preadolescenza lo fa sempre con più convinzione. Naturalmente all’epoca i commenti su quanto i genitori non dovessero incoraggiare le sue “pazzie” e la sua “confusione” erano moltissimi, e i più superficiali non si muovevano dalla convinzione che fosse “uno spreco” che “una bambina così bella non valorizzasse tutto quel Bendiddio che Madre Natura le ha dato.”
Ricordo che all’epoca risposi a costoro:
 “Sapete, i bambini degli altri, anche i figli dei personaggi del mondo dello spettacolo, non vengono al mondo per soddisfare i vostri canoni estetici e per agghindarsi come secondo voi dovrebbe essere appropriato per il loro sesso. Vengono al mondo per essere se stessi ed eventualmente migliorare un po’ la realtà che li circonda. E penso che molte persone siano così riluttanti ad ammettere l’idea che John sia un ragazzino FtM perché è figlio di due attori rispettivamente visti dai loro fan come l’uomo e la donna più belli del mondo. Quindi, se hanno un figlio che anatomicamente è una figlia, tutti quelli che li amano pensano che lui sia in dovere di essere la bambina più bella del mondo, e poi la ragazza più bella del mondo, e incarnare l’epitomo della femminilità. Non è giusto strumentalizzarlo per i diritti delle persone transessuali, è solo un ragazzino di dieci anni che sta sperimentando col genere e ha dubbi sulla sua identità; va lasciato in pace perché si schiarisca le idee per conto suo, e sarebbe più una violenza obbligarlo a recitare un ruolo socialmente imposto dell’incoraggiare quelle che secondo alcune persone ignoranti sono pazzie confusionarie e capricci.
Ma a mano a mano che il tema della sua possibile transessualità veniva fuori, e da John Jolie Pitt si arrivava a discutere di transessualità nell’infanzia e nella preadolescenza in senso più ampio, mi è capitato di leggere il commento di una ragazza a cui non ho potuto rispondere che mi ha dato l’idea per questo articolo, e che diceva all’incirca che lei, all’età di John, neppure sapeva a che liceo si sarebbe voluta iscrivere, e che era quindi impossibile che lui avesse già le idee chiare su qualcosa di così profondo come la sua identità – per lo meno così chiare da ipotizzare di essere un ragazzo e di voler essere trattato come un ragazzo. Aggiungeva di “non avere nulla contro i trans”, ma che “alla sua età era davvero troppo presto da capire”.

 E penso che il resto di quello che scriverò immaginando di rispondere a lei – se mi leggesse davvero sarebbe fantastico, ma non sono così ambiziosa! – potrebbe interessare pure a qualcun* altr* con le stesse convinzioni:

Penso che la motivazione principale per cui non riesci a capire come mai un ragazzino della sua età possa sentire le cose che sente lui è che non l’hai mai vissuto. Se non ho capito fischi per fiaschi sei nata con la mente e il corpo di una ragazza e non l’hai mai messo in discussione, e qualsiasi problema tu possa aver avuto con il tuo corpo (non mi permetterò di dare nulla per scontato, so di non sapere), dai disturbi alimentari ai problemi di peso ai difetti fisici alle piccole imperfezioni alle anomalie genetiche ecc. ecc. non ti ha mai precluso l’opportunità di guardarti allo specchio e riconoscerli come parte di te

Quella persona sono io, devo imparare ad accettarmi e ad amarmi, ed eventualmente a migliorare qui e là quello che proprio non posso sopportare di me stessa.”

Una persona transessuale invece quando si guarda allo specchio non si riconosce, e generalmente non può fare lo stesso ragionamento e provare le stesse cose per lo meno finché non ha iniziato o completato il percorso di transizione. Per una persona transessuale la mente e il corpo non combaciano, e l’unico modo di farli combaciare è riallineare il corpo con lo spirito. Questo non è essere anticonformisti, non è essere “una bambina un po’ più aggressiva ed esuberante delle altre” o “un bambino un po’ più remissivo e gentile degli altri”, non è “fare il cazzo che mi pare senza badare a rigidi ruoli di genere”, non è “voglia di libertà al di là degli stereotipi”, non è “sentirsi ingabbiati dalle aspettative degli adulti e credere che l’unica via di fuga sia diventare del sesso opposto a quello biologico.” Questo è sentirsi intrappolati nel corpo sbagliato (1).
È vero, per una persona estranea alla transessualità potrebbe sembrare troppo presto capirlo all’età di John Jolie Pitt, ma questo riflette una mentalità in cui una situazione del genere è vista come eccezionale o anormale. Cerca di immaginare come sia vivere in un mondo dove la cissessualità (ossia l’essere come te o come me) è vista come la norma e la transessualità come un’aberrazione, qualcosa che ai bambini deve essere nascosto e su cui ci sono un sacco di falsi miti; alcune sensazioni di disagio, rifiuto, malessere e dolore sono nate insieme a te, hanno sempre fatto parte di te, ma all’esterno ti sembra di non poterne parlare con nessuno perché nessuno capirebbe. Non ti senti né di qua né di là, perché anche se puoi avere amicizie maschili e femminili, in qualche parte molto intima di te non ti senti a tuo agio con i membri del tuo sesso perché non siete sulla stessa lunghezza d’onda, e confusamente percepisci una differenza, ma non ti senti a tuo agio neppure con i membri dell’altro sesso perché non ti vedono per chi sei davvero.
In una situazione del genere è facile ingannarsi, cercare di negare la propria realtà, cercare di omologarsi per sentirsi accettati, perché quando non hai nessun appiglio e non hai accesso a nessuna informazione non sarai in grado di verbalizzare il tuo disagio prima di una certa età, ossia quando finalmente verrai in contatto con la transessualità e potrai dare un nome a quello che c’è sempre stato dentro di te – ma anche quando avrai già provato tanto dolore e tanto senso di esclusione. C’è chi continua a negare anche quando ce l’ha sotto gli occhi, perché guardare la verità in faccia fa paura, soprattutto in una società transfoba; c’è chi finalmente riesce a ricomporre il puzzle della sua identità, si entusiasma e fa coming out; ma quello che dall’esterno, da chi non l’ha mai sperimentato sulla propria pelle, si sentirà buttare addosso, è sempre tanto scetticismo.
Specie verso i bambini FtM e le bambine MtF, e i ragazzini FtM e le ragazzine MtF. Ciò che conta è negare che queste cose esistano, e sperare che lui o lei si sia sbagliato o sbagliata. E anche questo è il risultato di vederlo come troppo lontano dalla propria vita, qualcosa che se c’è si vedrà nell’età adulta.
Invece la transessualità è molto intima, molto privata, e per certe sensazioni non esiste età, non esiste regione geografica, non esiste cultura specifica, perché la transessualità è universale.
Può darsi che una persona come Shiloh Nouvel/John si sia sbagliata e che torni sui suoi passi (anche per questo è fondamentale che non sia ostacolata mentre cerca se stessa), perché è molto giovane e vive anche in un contesto sociale, culturale e (talvolta) esistenziale come Hollywood, dove la bizzarria è incoraggiata ed è facile avere un sacco di informazioni frammentarie. Ma non è impossibile che grazie al suo status sociale abbia potuto avere la cultura necessaria sull’argomento da scoprire se stesso, e che ne sia davvero sicuro.
Allo stesso modo in cui non è impossibile che tanti altri bambini e tante altre bambine siano transgender, e non tutti hanno avuto genitori come Angelina Jolie e Brad Pitt, che hanno capito i loro bisogni e i loro desideri e li hanno incoraggiati a trovare la loro vera identità. Ecco perché farsi una cultura sull’argomento è necessario; serve anche a dissipare la propria sorpresa e aiuta a comprendere la transessualità pure quando si deve interagire con persone transessuali adulte, che forse ci sono passate oppure no.
Per il resto, ringrazio quella ragazza di avermi dato l’idea per partorire un altro articolo per questo blog, e chiunque sia interessat* ad approfondire troverà anche un articolo sul DIG in età evolutiva.

Note:
  1. Sì, ragazzi, sono consapevole che spiegare a una persona che molti di voi si sentono intrappolati nel corpo sbagliato è negare il fatto che è la società ad essere sbagliata e a non essere inclusiva verso di voi e a farvi sentire intrappolati, ma preferisco semplificare il concetto per chi è a digiuno della tematica.

Commenti