Articolo di: Massimo Tiberio B.
La paura fa parte
del nostro percorso, sarebbe stupido dire che non ne faccia parte.
Si ha paura dal
momento stesso in cui noi per primi scopriamo (ognuno in modo
diverso) di far parte del mondo (o microcosmo) della Transessualità,
un po' per degli stereotipi che la società alimenta sulle persone
trans, le informazioni confuse e la disinformazione che da parte dei
media.
Per nostra fortuna
ora (nel 2015/2016) l'informazione sui media è cambiata e
l'assonanza tra Trans e prostituzione è qualcosa che si sta
allontanando dall'immaginario comune.
Oltre a questo c'è
da metterci anche la paura del mettere al corrente le persone che ci
circondano della nostra “situazione”, il non sapere se si
verrà accettati o meno e che futuro avremo se le persone per noi più
importanti (come i famigliari) ci volteranno le spalle.
Potrei continuare ma
credo che a questo punto potrei riassumere tutto con la frase: “La
paura dell'ignoto”, la paura del non sapere cosa ci succederà.
Questo articolo
parlerà sì della paura, una forse più pratica che ipotetica come
magari possono esserne altre, la paura degli interventi
chirurgici.
“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.”
(Martin Luther King Jr)
Non ci vuole una laurea in medicina per capire che gli interventi a
cui una persona transessuale si sottopone sono invasivi, e di sicuro
non sono interventi che facciamo per “capriccio”, come molte
persone ignoranti vogliono far credere.
A queste persone voglio domandare: “Mettiamo per
ipotesi (diciamo fantascienza) che un giorno vi svegliate con
l'organo genitale del sesso opposto al vostro. Cosa
fareste??” Ovviamente questa domanda è molto molto
semplificata, ma è per far capire il concetto.
Le persone transessuali non è che si svegliano la mattina e dicono:
“sai che c'è?, oggi mi faccio togliere/mettere una tetta”,
toglietevi dalla testa che sia così.
Le emozioni che una persona transessuale prova in quei minuti e ore
prima dell'entrata in sala operatoria sono un concentrato di paura e
ansia mista a felicità ed è importante che vicino a loro ci siano
persone che li amino e che siano lì a dirgli che andrà tutto bene e
che alla fine sarà un ostacolo in più che ha superato.
Andando sul pratico, le paure che si hanno sono semplicemente quelle
che riguardano la funzionalità, l'estetica e le complicazioni,
inutile dire che essendo delle operazioni possono esserci delle
complicazioni (che per nostra fortuna sono ridotte al minimo).
Nel caso di Mastectomia (la rimozione del seno) una delle
paure è quella che il lavoro fatto non sia esteticamente
soddisfacente o che le cicatrici (a seconda della tecnica usata)
siano troppo spesse e visibili, o ancora peggio che siano Cheloidi,
la comparsa di ematomi che non si riassorbono, ed emorragie.
Con l'Isterectomia (la rimozione di utero e ovaie) anche se è
un operazione di “routine” per via di molte donne che ci si
sottopongono non è esente da rischi, tra cui l'apertura dei punti
interni e col tempo il prolasso della vescica che nella maggior parte
dei casi avviene con l'operazione.
Queste sono solo alcune, ma basterebbe dire che si ha paura che le
cose non vadano come ci aspettiamo, ma che a darci coraggio in quei
momenti sono le persone che ci sono vicine e che non devono mai
mancare, sopratutto se sono genitori, e che l'umanità e sensibilità
dello staff dell'ospedale è anch'essa essenziale.
Un abbraccio a chi si opererà a breve.
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