Il ghetto, i nostri simili e la coperta di Linus

Artcolo di: Massimo Tiberio B. & Silvia Selviero

Eccoci qui ad affrontare una delle tematiche più scottanti all’interno del mondo LGBT: quando ci si ghettizza alla ricerca di un luogo sicuro.
Nel nostro caso, una fetta della popolazione transessuale viene da un passato (o ha un presente) immerso nel mondo omosessuale, all’insegna di frequentazioni di persone e ambienti al suo interno, e purtroppo non è raro che nella ricerca di se stessi, di uno spazio in cui provare senso di appartenenza, quella fetta di popolazione T perda se stessa scambiando un ghetto in un luogo sicuro. Uno dove le amicizie sono scelte appositamente perché ci siano solo persone omosessuali – in pochi casi anche bisessuali, dati i sospetti e i preconcetti che circondano la B nella comunità GLB(T?) –, persone su cui ci si adagia anche dopo aver compreso la propria vera natura vedendo in loro e nell’ambiente l’unica cosa importante, e importanza che è difficilissimo ridimensionare (più di una volta ci è capitato di sentire e leggere carciofini che avevano addirittura paura di cominciare il percorso “perché non volevano perdere la propria parte lella”… no, non strabuzzate gli occhi, tradotto in termini comprensibili è “l’opportunità di divertirsi e sentirsi integrati nel circolino delle lesbiche”), anche quando va contro i propri stessi interessi.
Massimo vi invita a leggere qui per avere un’idea più chiara dei rischi, e sempre Massimo vi porta la sua esperienza al riguardo:

Tornando al discorso “branco”… sappiamo che all’inizio del nostro percorso la nostra “vita sociale” viene scombussolata. Ci troviamo sperduti come una formica dentro una scatola di scarpe, noi piccoli e il mondo tanto grande, quando fino ad allora ci eravamo abituati a vedere solo il pub gay, la discoteca gay, la serata gay, ecc..ecc..
Ed ecco che entriamo in crisi e non sappiamo quale è il nostro posto al mondo. (Questo problema l'hanno sopratutto gli FtM etero ).
Per quanto riguarda me, con l'inizio della terapia psicologica ho capito che il malessere che avevo nello stare in ambienti omosessuali (in pre-T), malessere a cui non riuscivo a dare una spiegazione dal momento che erano gli stessi ambienti che cercavo e in cui in teoria mi sentivo al riparo dal mondo esterno, era perché in qualche zona remota di me stesso io non mi sentivo parte dell’ambiente, ma dato che le amicizie erano tutte lesbiche e gay facevo uno sforzo e di conseguenza mi “adagiavo” nella ghettizzazione omosex; con la consapevolezza di essere un ragazzo FtM ho dato un senso a tutto e ho cominciato ad avere una visione più ampia del mondo a cominciare dai locali e i luoghi di ritrovo, ora frequento qualsiasi tipo di ambiente.

Nessuno di noi due vuole negare l’importanza di ritrovarsi tra “simili”, soprattutto perché da pochissimo la comunità transgender ha smesso di essere così osteggiata e c’è una nuova apertura verso di essa (anche da parte di gay e lesbiche), apertura che può condurre a dibattiti molto interessanti e a una crescita per tutto il movimento, e Massimo è sempre pronto a spiegare ai ragazzi e alle ragazze che glielo domandano in privato che esistono serate gay aperte a persone transessuali.
Ma è così importante farne parte, se significa cancellare tutto quello che c’è al di fuori e non dosarsi mai?? È così importante cercare di adeguarsi, aggrapparsi con le unghie e con i denti a un mondo che è in continuo divenire e che riscrive sempre spazi, convinzioni e persone ammesse e non ammesse al suo interno, autoconvincersi che solo all’interno di un circolino si trovi inclusione e comprensione, quando sappiamo benissimo che non sempre è vero e che a lungo andare è tossico quanto delle compagnie malsane (di qualsiasi identità di genere e orientamento sessuale)??

Sempre Massimo:

Mi sono accorto che questa insicurezza verso la società ordinaria è un qualcosa che per molti fa paura, ma secondo me è come chiudersi in un’enorme bolla di sapone, bisognerebbe smettere di avere paura e affrontare “la società”, con questo non voglio dire che da domani mandate a fanculo tutte le vostre amicizie omosessuali, ma di tentare (almeno una volta) di avere una serata “alternativa” al solito locale pieno di lesbiche e gay, magari andando ad un comunissimo Irish Pub, Pub Karaoke, una discoteca qualsiasi che non sia “solamente” Glb(T).
Detto questo, ci può stare che una persona Trans voglia confrontarsi con i suoi simili ma non fate di questo una priorità assoluta.

E proprio come le etichette è meglio lasciarle ai barattoli di pomodori, le coperte di Linus è meglio, col tempo, imparare a non farle uscire dall’ambito delle caricature di un fumetto.

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