Quando gli unicorni sono un po’ superficiali

Articolo di: Massimo Tiberio B. & Silvia Selviero 

 
Avevate l’idea che il mondo transgender fosse la patria degli unicorni?? Un mondo di pace e amore lontano dagli stereotipi e dalle regole di genere?? Ci dispiace rompervi il sogno ma NO!, qui non esistono né unicorni né Eden in forma queer.
Come la vita insegna, le teste di cocomero dentro e fuori il mondo LGB(T?) – e dentro e fuori il mondo T – sono come le vie del Signore, e anche una persona transessuale non è per forza esente dalla superficialità, dalla cattiveria e da una buona miscela delle due cose.
La superficialità di cui parliamo qui va intesa soprattutto come ricerca del canone (rai) di perfezione estetica più in voga nella nostra cultura, e forse è alimentata anche dall’euforia di genere. Ossia: quando una persona che per tutto il tempo si è sentita intrappolata in un corpo non suo comincia ad assomigliare, anche all’esterno, a ciò che ha sempre saputo di essere dentro di sé, trasforma il suo modo di vedere se stessa e chi la circonda, il modo di pensare, di allacciare rapporti e di esprimere questa nuova consapevolezza.
E dal momento che una ragazza MtF e un ragazzo FtM si devono muovere nello stesso mondo in cui tutti, carciofini oppure no, viviamo e assorbiamo messaggi su ciò che è ingiusto o giusto, anche la ricerca della perfezione estetica assume due connotati differenti in base al genere e (purtroppo) agli stereotipi di genere.
Ecco perché gli FtM che restano invischiati in questo meccanismo si spingono ad andare in palestra per farsi un fisico più o meno muscoloso (cosa eccellente quando appaga il proprio intrinseco desiderio di migliorarsi, ma non è ciò di cui vogliamo parlare nell’articolo), anche danneggiandosi per rispettare quel canone, ma senza andare oltre a quello e a un ritocchino di troppo al petto. Le MtF, invece, (senza mai generalizzare perché non tutte sono così) non è raro che ricorrano alla chirurgia estetica in base a una pressione molto simile a quella che spinge le donne cissessuali a ricorrervi, a fare paragoni tra la propria femminilità e quella delle altre, e a vedersi tutte come potenziali rivali o fantomatiche concorrenti di un concorso di bellezza – non importa chi vuole partecipare e chi non vuole, nella nostra cultura tutte le donne sono automaticamente iscritte. Tutte, MtF o cissessuali.
Perché anche se la virilità e la femminilità sono entrambi concetti molto volatili, astratti, variabili nel tempo e a seconda della persona interpellata, non combaciare con i canoni di bellezza della società ha sempre avuto un peso maggiore per le donne. Perché la società e chi ne veicola messaggi errati ci fa credere che solo chi è bella (talvolta chi è giovane e bella) conta, ha una vita sociale vivace e un sacco di amici, ha successo, è felice e desiderata, e che per una donna essere desiderata da un uomo che la premierà con la sua attenzione se si obbliga, mutila e trasforma a sufficienza ad entrare nel busto della “femminilità” significhi essere al culmine di se stessa.
Ma se questi aspetti sono condivisi sia dalle cissessuali sia dalle MtF che non sfidano la mentalità dominante, per una MtF le cose si complicano ulteriormente quando l’essere vista come “indesiderabile” si intreccia con la transfobia. E con la convinzione transfoba, facilissima da assorbire inconsapevolmente, che una ragazza MtF sia inferiore a prescindere a una ragazza cissessuale perché “non avrà mai la delicatezza, la grazia, la morbidezza di una donna nata in un corpo femminile”, che può solo imitare in maniera disgustosa quello che non avrà mai, e che anche quando uomini cissessuali si travestono da donna per una società di massa che nulla ha da spartire col percorso di transizione di per sé, lo fanno per mettersi in ridicolo e per dimostrare la differenza incancellabile tra le due realtà.
Questo dimenticando che non esiste un unico standard di bellezza a cui aspirare, un unico, naturale modo di essere per venire amati, e fondandosi sull’insicurezza di tante donne (come di tanti esseri umani).
Purtroppo è umano che questa insicurezza che alcune ragazze MtF provano non si rifletta solo su se stesse e che vada a toccare l’esterno. Vuoi perché qualcuna è avvantaggiata per conformazione fisica ad assomigliare alle ragazze cissessuali, vuoi perché qualcuna è più avanti col percorso, abbiamo letto e osservato spesso ragazze MtF che facevano le bullette con quelle che avevano appena cominciato o non riuscivano ad essere altrettanto femminili. Queste bullette si autoproclamano giudici (di quel famoso concorso di bellezza??) e si sentono addirittura in diritto di etichettare come TRAVESTITI (o tranvioni, e usano anche “travestiti” con disprezzo) le altre, quelle che hanno cominciato in ritardo, che hanno lineamenti e corpo più marcati, duri.
(Spiegazione per chi non ha familiarità con i termini: un* travestit* è una persona che, per piacere personale, gioco o spettacolo, indossa abiti tradizionalmente riservati all’altro sesso, ma non sente di appartenere all’altro sesso né senza dubbio all’altro genere. Quindi paragonarla a una persona transessuale che sta cercando di essere più autentica e per cui indossare abiti che non siano del suo sesso biologico non è né una recita né un gioco, ma una ricerca di espressione più veritiera della sua identità, è una cattiveria gratuita che riflette anche l’ignoranza della società al riguardo)
E il sentimento di fondo di questo comportamento tremendo è ciò che Massimo riassume nella frase “Sono talmente insicura della mia passabilità come donna che mi metto ad insultare te per sentirmi gratificata da me stessa, e magari mi nascondo dietro al volerti ‘aiutare’ senza ‘indorare la pillola su quanto fai schifo e sei fuori strada’ perché ‘le cose vanno dette in faccia’ solo per non dover ammettere la mia insicurezza, e la cattiveria che mi fa buttare addosso agli altri.”
Consiglio: continuate con la terapia psicologica! Giudicare le altre da quanto riescono ad essere “passabili”, sia come ragazze cissessuali sia come ragazze molto belle e affascinanti, per sentirsi meglio con se stesse, significa non aver imparato nulla dell’empatia necessaria ad essere “passabili” come esseri umani di valore!
E analizzate voi stesse e conoscetevi in profondità, sfidate sempre l’insicurezza che vi obbliga a tirare fuori una cattiveria che magari non vi appartiene, perché a forza di insultare non diventerete mai migliori di chi becca l’insulto, ma anzi, peggiorerete le cose.
E un discorso del genere con le dovute variazioni va fatto anche ai ragazzi FtM che insultano in maniera molto simile i carciofini meno virili di loro, e in generale a tutti gli esseri umani che ricadono in meccanismi violenti alla base di bullismo e discriminazione. Se davvero vogliamo costruire una società più inclusiva e una comunità transessuale più inclusiva, una di quelle dove gli unicorni ci sembreranno meno lontani di adesso, è anche da queste piccole cose che dobbiamo cominciare.



E già: ci son due coccodrilli ed un orangotango, due piccoli serpenti, un’aquila reale, un gatto, un topo e un elefante, non manca più nessuno, solo non si vedono i due unicorni!

(Se l’avete letta cantando, complimenti, siete unicorni anche voi)

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