S(T)orie: La storia di G.

Ciao. Mi chiamo G., sono un ragazzo FtM e ho quasi diciotto anni, e siccome ho visto che la pagina italiana che più seguo riguardante gli FtM pubblica varie storie ho deciso di condividere la mia.

Sarò subito diretto: è una storia un po' diversa da quella che sentite di solito.

Da piccolo non mi sono mai posto il problema di maschio-femmina, questo perché mia madre ha sempre supportato i miei gusti, sia maschili che femminili, cosa che molti genitori non avrebbero fatto. Non avendo mai ricevuto commenti del tipo "è un giocattolo da maschio", non ho imparato le distinzioni sin da subito – almeno fino a che, all'inizio delle scuole medie, non mi sono accorto di come le cose fossero completamente cambiate.

Comincio subito col dire che all'asilo e alle elementari giocavo sempre sia con i maschi che con le femmine. Caratterialmente parlando, assomigliavo di più al primo gruppo citato, che ha appunto incominciato ad allontanarmi, appunto, perché io non ne ero appartenente. Solo a dieci anni ho affrontato la dura realtà; ero una femmina, dovevo per forza preoccuparmi dei vestiti, parlare di maschi, guardare le telenovelas e i programmi americani su Disney Channel. Non potevo certo dedicarmi alle mie attività preferite, ovvero giocare con i videogiochi, leggere i fumetti e guardare film d'azione. Per quanto alcune di queste prime cose "da femmine" non mi dispiacessero, essere allontanato in un modo così brusco da un gruppo di persone con cui ero solito passare il tempo solo perché la società ha imposto certi standard sui due sessi – e dico sessi, perché parlare di gender, all'epoca, non era proprio possibile, specialmente nel paesino piccolo in cui vivevo – mi aveva completamente devastato.

Crescere con due sorelle femmine è forse un fattore che ha rallentato il mio processo di realizzazione sul mio gender. Entrambe sono cresciute con interessi comuni, ovvero quello dei ragazzi, dell'abbigliamento, eccetera. E io mi sono sempre chiesto come mai non fosse così anche per me. Mi limitavo, quindi, ad essere “la maschiaccia” di famiglia.

Essere trattato come una femmina mi ha sempre messo a disagio. Solo che all'epoca non avevo mai compreso completamente il reale motivo. Per quanto mi sforzassi a indossare vestiti carini, e per quanto potesse comunque piacermi, per quante poche volte potesse capitare, mi sono sempre sentito un travestito, specialmente posto accanto ad altre femmine.

Il “crollo” è cominciato quando avevo quattordici anni. Alla fine della prima superiore diverse esperienze mi avevano portato a dubitare chi ero davvero, specialmente i vari tentativi di somigliare a mia sorella maggiore, solo per non essere visto, una volta per tutte, come un abominio, un personaggio strano da frequentare. All'epoca il titolo di "maschio" e "femmina" non mi è mai sembrato così importante come invece lo ritengo ora; ma i dubbi cominciarono ad emergere dopo essere riuscito di nuovo di nuovo a frequentare ragazzi della mia età in larghi gruppi; ma quando questi continuarono a trattarmi diversamente perché femmina ho perso la pazienza. E nell'estate del 2012 mi sono tagliato i capelli, anche se di poco, in segno di protesta contro la mia confusione sulla mia identità. All'epoca avevo dei capelli lunghi e boccolosi, che molti ritenevano molto belli, unico motivo per cui li tenevo a quel modo; e dopo averli tagliati mi sono sentito libero, sebbene la cosa sia durata per poco tempo. Così pochi mesi dopo li tagliai nuovamente, stavolta molto più corti; e dopo aver passato un periodo con i capelli corti e verdi, in cui nessuno mi sopportava perché cercavo disperatamente di seguire l'immagine della ragazzina bella, stupida e alternativa (solo per riuscire ad inserirmi in qualche gruppo di amici) sono tornato con i capelli neri, sempre corti, e più sconsolato di prima.

Da tempo avevo scoperto cosa fosse la comunità LGBT – al primo anno di liceo avevo fatto coming out come bisessuale – anche se le ricerche su cosa fosse il gender non furono, al tempo, molto approfondite. Non importava quale tipo abbigliamento, tra gonne e camice "femminili" mi mettessi, un paio di pantaloni erano sempre più comodi; e non importava quanto eyeliner e rossetto mettevo per nascondere la mia costante insicurezza, uscire struccato mi faceva sentire più a mio agio di qualunque altra cosa.

Passai un altro anno di liceo vittima della mia depressione minore, fino a che non ho deciso di prendermi una boccata d'aria dal luogo in cui mi ritrovavo, fino ad arrivare nel continente americano, dove mi ritrovo tutt'ora e che lascerò in meno di una settimana, alla fine di giugno, per un progetto scolastico. Qui ho fatto del mio meglio per continuare a comprendere chi fossi; forse un cambio d'ambiente mi avrebbe aiutato a constatare i contrasti riguardanti la mia persona tra due diversi paesi. A dicembre, dopo aver incontrato alcuni individui della mia scuola americana che dichiaravano di essere transgender, ho realizzato finalmente cosa fosse ciò che mi aveva tormentato per gran parte della mia vita. A quel punto avevo già sentito parlare della comunità transgender, ma non avendo mai incontrato qualcuno personalmente non potevo accorgermi di come mi sentissi esattamente come loro, nonostante le esperienze diverse.

Ho fatto coming out come FtM lo scorso maggio. L'ho detto alla mia famiglia, che mi ha supportato immediatamente, accettandomi per come sono, e ad alcuni amici. Ma non lo sanno tutti; e quando tornerò dovrò affrontare, come fanno molte delle persone che staranno leggendo la mia storia, un'Italia prevalentemente transfobica.

Per un breve periodo di tempo, ho pensato di non essere veramente trans, perché ho spesso indossato indumenti femminili e perché mi piacciono anche gli uomini. Ho avuto il timore di ricevere critiche al riguardo, sia da persone cisgender ignoranti dell'argomento che da altri transgenders della comunità in cui ho scoperto da meno di un anno di appartenere.

Il motivo per cui spedisco questa storia è perché ora sono certo di cosa sono e del fatto che non ho più intenzione di nascondermi; e sono certo del fatto che ci sono anche altri ragazzi/uomini che dubitano di sé stessi per queste piccolezze. Io vi dico: fregatevene di quel che vi diranno. Non chiudetevi in una bolla nascondendo la vostra vera identità e i vostri gusti perché secondo qualcuno allora questi dettagli vi levano il diritto di identificarvi come transgender. Ho passato gran parte della mia adolescenza compiendo questo errore, e se potessi tornare indietro nel tempo andrei dal me stesso undicenne, gli darei una pacca sulla spalla dicendogli di non smettere di essere se stesso, di non reprimere la propria natura, di non affogarsi in vestiti femminili e in atteggiamenti che non gli appartengono, e di non essere intimorito dalle parole degli altri.

Vi ringrazio per aver letto. Ringrazio FtM Italia nel caso pubblicherà questa storia e mando un saluto a tutti!

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Commenti

  1. Bellissimo articolo. Sei molto tenero. Mi sembra molto bella la parte in cui dici di non reprimerci e di essere sé stessi senza bisogno di adattarsi agli altri e a quello che penseranno. Grazie per l'articolo e la sincerità.

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