Fabio |
Mi presento, sono Fabio;
fin da quando ho saputo di questa
iniziativa, ho pensato sarebbe stato carino e (forse) utile
condividere la mia esperienza.
Durante l'infanzia non ricordo
di aver mai manifestato esplicitamente di essere/sentirmi un bambino.
Per quanto praticamente tutte le storie
di ragazzi FtM tocchino l'argomento ''giocattoli'', è mia opinione
che non sia un fattore così determinante. Sono cresciuto avendo a
disposizione sia i ''miei'' giocattoli (considerati socialmente
femminili) sia quelli di mio fratello (considerati maschili). Giocavo
piacevolmente con entrambi e lo stesso era per lui. Tutto per me era
stimolo all'inventiva e all'immaginazione. Per me poco cambiava che
l'oggetto di gioco fosse un soldatino, una macchinina piuttosto che
Ken di Barbie o i Little Pony. Sono sicuro che persino fornendomi un
oggetto banale come un pacchetto di fazzoletti, sarei riuscito a
ideare qualcosa per dilettarmi.
All'età di 4/5 anni ricordo di
aver vissuto sintomi molto simili a quelli degli attacchi di ansia
che mi hanno poi accompagnato (accentuandosi) fino a questi giorni e
di averli comunicati alle maestre.
Alle elementari ero un bambino
incredibilmente introverso, insicuro
e con difficoltà a socializzare.
Mi rapportavo con entrambi i generi anche se mi sentivo molto più
sereno a giocare coi bambini, poiché condividevamo molte più
passioni tipo i videogiochi e gli scambi di carte. Gli insegnanti
sollecitavano i miei genitori a portarmi da uno psicologo poiché
manifestavo comportamenti strani, ma loro sostenevano fosse solo una
fase. Durante le elementari emerse una forma più
''sociale'' della mia ansia. Mangiare in un ristorante o
in un qualunque luogo in cui ci fosse gente, andare in un bagno
pubblico, stare in una stanza affollata, divennero fonti di gran
malessere per me e situazioni da cui cercavo di fuggire. Non
mi sentivo a mio agio con gli altri, li sentivo sempre distanti da
me, preferivo stare chiuso in camera dove coltivavo un mio
mondo immaginario in cui mi nutrivo delle emozioni di personaggi
totalmente astratti e partoriti dalla mia mente.
Alle medie provavo un forte odio
verso il mio corpo. Ho trovato fogli, risalenti a quel
periodo con tanto di data, in cui scrivevo ''faccio schifo'' ''mi
odio'' ''voglio morire''. Per non passare per quello strano, mi
aggregai a due ragazzine e iniziai ad imitarle in ogni cosa, nel
vestiario, nei gusti musicali, nel modo di pensare e cercavo di
uscirci spesso (anche se di frequente trovavo pretesti per starmene a
casa ''tranquillo''). Non riuscii più a relazionarmi coi ragazzi,
non riuscivo più ad averci quel rapporto sereno delle elementari,
ora loro mi guardavano come una ragazzina e si rivolgevano a me in
modo diverso. Inutile dire che anche alle medie, durante i colloqui,
i professori consigliarono ai miei genitori una terapia psicologica
per me, ma la situazione venne sottovalutata per l'ennesima volta.
Alle medie, con l'arrivo delle prime pulsioni sessuali, capii di
essere attratto dalle ragazze, ma questo non mi comportò grandi
turbe psicologiche.
Con l'avvento delle superiori,
continuò il mio malessere. Di positivo
c'è che diventai pian piano sempre più consapevole di chi fossi e
questo mi fece acquisire maggior sicurezza. Guardavo
al futuro e non riuscivo a vedermi come donna, l'idea di
dover passare la vita ad essere visto dalla società come donna, a
guardarmi ogni giorno allo specchio e vedere un corpo femminile, era
una cosa che mi faceva rabbrividire solo al pensiero. Per placare un
po' questo disagio iniziai a ''fingermi'' maschio sul web utilizzando
foto di ragazzi che il più possibile potessero assomigliare ad un
ipotetico me versione maschile. Mi piaceva che, anche
solo virtualmente, le persone si relazionassero con me come ragazzo
e che mi si rivolgessero al maschile e usando un nome maschile. Dopo
un po' di mesi decisi di smettere, per quanto mi facesse stare bene
era comunque una cosa sbagliata, stavo rubando l'identità a
qualcun'altro.
Nel frattempo mi rivolsi alla psicologa
della scuola, la quale, dopo 7/8 minuti di conversazione mi chiese
perché avessi aspettato così tanti anni prima di chiedere aiuto e
mi indirizzò verso altre strutture. Purtroppo potevo rivolgermi
solamente al consultorio perché era l'unico modo per avere un
supporto senza dover pagare (visto che i miei genitori persistevano
ad affermare l'inutilità della psicoterapia e non volevano
assolutamente spender soldi per qualcosa di, a loro parere, inutile).
Alla fine, si rivelò essere inutile davvero. Non riuscivo ad aprirmi
completamente nemmeno di fronte allo psicologo, cominciai a
raccontare un mucchio di bugie perché avevo vergogna.
Diventò pesante doverci andare e allora decisi di smettere con le
sedute.
Col tempo diventò
sempre più difficile contenere la mia identificazione col sesso
maschile. Mi sentivo come una bomba pronta ad esplodere.
Mi tagliai i capelli e diventò
sempre più normale puntare i piedi per
evitare di indossare abiti femminili. Non vedevo l'ora che la casa
fosse vuota, per spalancare l'armadio di mio padre e di mio fratello
e indossare tutto ciò che di più maschile ci fosse, per quanto
potesse essere enorme rispetto al mio fisico esile. Ho provato a
stare con qualche ragazza, ma non riuscivo a vivere bene il rapporto
perché io non sono una ragazza lesbica, per quanto potesse piacermi
l'altra persona, ero io che non stavo bene
ed ero costretto a prendere le distanze.
Un giorno, su una pagina facebook
sull'omosessualità, trovai la storia di un ragazzo Ftm gay che
parlava del rapporto col suo corpo e mi identificai tantissimo nelle
sue parole, tanto che fui spinto a informarmi di più. Devo dire che
fu difficilissimo reperire informazioni. Trovavo sempre le solite
pagine web con le solite definizioni e il solito elenco puntato con i
possibili sintomi, lo trovavo qualcosa di così distaccato, ciò di
cui avevo bisogno erano testimonianze, avevo bisogno delle parole e
delle spiegazioni di chi viveva questa cosa sulla sua pelle. Trovare
il canale YouTube''Ftm Italia'' fu
l'apertura di un mondo per me, finalmente avevo ciò che mi serviva
per informarmi. Devo dire che prima ero pieno di pregiudizi e me ne
vergogno. Credevo che la transessualità fosse solo quella dei maschi
che si sentono donna, credevo che non esistesse la terapia ormonale,
ma solo gli interventi chirurgici e credevo che una persona
transessuale mai e poi mai avrebbe potuto acquisire un aspetto
confondibile con quello di una, in quel caso, femmina biologica.
Per quanto io abbia usato il passato,
molte cose che ho scritto persistono tutt'ora. Il
passing è distruttivo, soprattutto perché non riesco
assolutamente a passare per ragazzo e questo mi distrugge ogni volta
che esco di casa e devo camminare in mezzo alla gente e so che loro
mi vedranno sempre e soltanto come una ragazza.
Di positivo c'è
che ho accettato quello che sono, ok non
mi piace, però lo accetto e non ho intenzione di passare la vita
recitando solo per paura di cosa penseranno gli altri, o di poter in
qualche modo deludere chi mi sta accanto. Quando presi consapevolezza
di quello che sono, il mio primo pensiero fu ''inizierò la terapia
solo quando i miei genitori saranno morti, non voglio dar loro questo
dispiacere''. Ora sono di un'altra opinione. Se mi vogliono bene
davvero, mi sosterranno per quanto possa essere difficile e per
quanto le prime reazioni possano essere state negative. Ultimamente
ho deciso di impegnarmi per informarli di più, penso
che conoscere di più riguardo a questo tema possa renderli meno
spaventati per il mio futuro.
Per quanto io sia in una fase
primordiale del percorso se ci sono dei consigli che vi posso dare,
sono:
- Non continuate a restare nell'ombra,
o a negare quello che siete per paura di quello che penseranno gli
altri. La vita è vostra, pensate davvero
che sia meglio condurre l'intera esistenza fingendo piuttosto che
avere il coraggio di lottare per raggiungere equilibrio e serenità?
- Prendetevi tempo per riflettere e
mettetevi sempre in discussione, non pensate mai che sia troppo tardi
per fare qualcosa. Sperimentate. Cercate
di capire cosa vi fa stare bene e
proseguite in quella direzione. Imparate ad ascoltarvi, sarete voi
stessi a darvi le risposte.
- Parlate coi vostri genitori.
Cercate di informarli, a volte reagiscono male perché ci
vogliono bene, hanno paura per la nostra salute e hanno poche
conoscenze in tema. E' perfettamente normale possano piangere o
arrabbiarsi. Nel caso non vogliano accettarvi, aspettate di avere la
giusta indipendenza e intraprendete il percorso per conto vostro,
troverete qualcun'altro pronto a supportarvi.
- Non permettete mai a nessuno di
definirvi transessuali di serie B solo perché vivete la vostra
disforia in modo differente rispetto a loro. Non tutte le persone
transessuali sono sensibili e umane, troverete anche chi cercherà di
sminuire il vostro disagio, o chi vi sbatterà in faccia che lui sta
peggio. Ci sono modi diversi di vivere questa
condizione, ci sono varie sfumature, nessuna persona è
uguale all'altra e confrontarsi può essere utile solo fino ad un
certo punto.
Detto questo, ringrazio quei pochi
che saranno arrivati a leggere fino a qua e spero che la mia
esperienza possa essere stata utile per qualcuno tanto quanto quelle
di altri ragazzi sono state utili per me. Faccio i migliori auguri a
chiunque per il suo percorso, sia a chi ha iniziato da poco sia a chi
è a fasi più avanzate e ringrazio la pagina FtM Italia per aver
messo a disposizione questo spazio di condivisione.
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