Ecco la mia storia…
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| Jake Graf | 
Sono Giovanni, anche se la mia carta di
identità dice qualcosa di diverso. 
Non ho mai creduto fino in fondo
a quel pezzo di carta. 
Ho 19 anni, e li ho passati tutti a
sentire che qualcosa non andava. All’inizio era solo un malessere
generalizzato, poi ho cominciato a intuire cosa c’era dietro. Ma
ovviamente non sapevo ancora quasi nulla del mondo trans e non avevo
idea che esistessero anche i ragazzi Ftm. Quando l’ho scoperto,
circa quattro anni fa (proprio grazie ai video di Volo Verso la Vita)
mi si è aperto un mondo. Li ho guardati tutti, e quasi piangevo
dalla felicità, vedendo i cambiamenti fantastici che mostravano nei
video. 
Solo che, conoscendo i miei genitori e
la loro.. ritrosia nei confronti del mondo LGTB, ho aspettato prima
di fare coming out. Non mi sentivo pronto ancora. Ho aspettato di
compiere 18 anni, e mi sono rivolto per conto mio a uno psicologo.
Dopo qualche mese di sedute mi sono sentito abbastanza “equilibrato”:
ho interrotto la terapia psicologica e ho fatto coming out con i miei. 
Avevo bisogno di trovare un mio centro,
prima. Avevo passato la mia intera infanzia e adolescenza convinto di
essere sbagliato, di non essere adatto alla vita.
E, ovviamente, avevo bisogno di
riuscire ad accettare me stesso, prima di pretendere di essere
accettato dagli altri, no? 
La sera del mio coming out con i miei
non ci sono stati ne’ fulmini ne’ terremoti, non è scoppiata la
terza Guerra Mondiale… Mi sono seduto a tavola con loro, dopo cena,
e gliel’ho detto. Mi hanno ascoltato in silenzio, fino alla fine.
Come mi aspettavo, mia madre ha pianto un paio di giorni, mio padre
ha cercato di sdrammatizzare un po’ la situazione e per una
settimana o due mi ha persino dato il maschile (!). Poi tutto è
tornato alla normalità, e sembra abbiano dimenticato tutto. 
Nonostante questo, sono contento di
aver parlato con loro. Non è cambiato molto, ma sono cambiato io.
Più che una rivelazione per loro, è stata una conferma per me. Ho
dimostrato a me stesso che sono io, veramente io questo. 
Be’, che aggiungere? Questa è
la mia storia, molto in sintesi. Una storia che sicuramente condivido
con molti altri ragazzi e ragazze, e che spero mi porti da qualche
parte. 
Ho intenzione di cominciare la terapia
appena possibile, probabilmente a Genova, secondo il protocollo
internazionale. Voglio continuare gli studi, fare Medicina. Voglio
poter vivere una vita tranquilla, normale, senza dovermi vergognare
come un cane tutte le volte che esco per strada. 
Tra l’altro, vorrei
aggiungere questa appendice un po’ più tecnica, anche se sul blog
e nei video ne hanno già discusso approfonditamente.
Ho provato diversi bendaggi per il petto (che, per mia enorme fortuna, praticamente non si vede) ma ne sono rimasto abbastanza deluso. Sconsiglio vivamente di usare stoffa e bendaggi non elasticizzati, perché fanno veramente male: non fanno respirare bene, e sono scomodissimi. Al momento uso delle canotte che, anche se non sono contenitive, sono abbastanza elastiche e aderenti, e per chi ha pochissimo petto come me vanno bene. Le si trovano al Decathlon, non costano molto. E poi, con maglie larghe e pantaloni portati bassi, per mascherare meglio le forme, è molto più facile passare.
Per concludere, devo
ringraziare di cuore i ragazzi di Volo verso la vita, che stanno
facendo un lavoro davvero fantastico. Mi hanno ridato speranza, ed è
forse la cosa migliore che un essere umano può fare a un altro
essere umano. 
Forza e coraggio, buona vita a tutti 
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