Articolo di: Massimo Tiberio B. & Silvia Selviero
Cominciamo
questo articolo aprendo una piccola finestra sulla nostra vita di
tutti i giorni: recentemente Massimo ha fatto un viaggio a Napoli,
viaggio che avrebbe previsto il dover pernottare lì, e pernottamento
che avrebbe previsto lo scegliere un bed & breakfast in anticipo.
Dopo
un po' di consultazione internettiana (prevedibile anche questo, è
molto più rapida di una guida turistica e molto più comoda se si è
in due e a distanza) è stata Silvia ad andare a fare la
prenotazione, e com'era altrettanto prevedibile, a questo punto del
percorso ha dovuto usare il nome all'anagrafe di Massimo. Fin qui,
grossomodo, è andato tutto bene.
Ma
quello
che nessuno dei due poteva prevedere è
stata la faccia sbigottita dell'uomo alla reception il giorno in cui
si sono presentati con la ricevuta, i suoi occhi che guizzavano
dall'uno all'altra, le sue sopracciglia talmente aggrottate da
congiungersi al centro, e il dito esitante che ha sollevato per
indicare Silvia e chiedere se fosse lei la persona a dover usare la
stanza.
Se
riuscite a prevedere che questo articolo partirà da noi ma aprirà
molte altre finestre per descrivere una situazione comune a quasi
tutt* coloro che sono in TOS, avete un futuro come Nostradamus
(oppure siete dotat* di comune buonsenso, fate voi).
Scherzi
a parte, sulla situazione di prima qualcun* può riderci sopra oppure
tirare un grosso "Uffa!" e farsi il sangue amaro, a voi la
scelta; ma comunque la si voglia mettere, è solo un piccolo aneddoto
tra tutti quelli che un ragazzo FtM si ritrova a raccontare, e alcuni
sono meno divertenti di così.
Ormai
sono 32 anni che in Italia è stata emanata la legge 164 per i
diritti delle persone transessuali, secondo la quale è possibile
ottenere la rettifica anagrafica di nome e sesso soltanto dopo
l'intervento chirurgico agli organi genitali; e se all'epoca è stata
considerata una legge all'avanguardia rispetto al resto dell'Europa,
nonché l'unica vera conquista giuridica del movimento LGB(T?)
italiano, ai
giorni nostri
il resto dell'Europa è andato avanti senza di noi e quella stessa
legge rappresenta un ostacolo per le persone transessuali.
Ma
vediamo come siamo arrivati alla 164, perché, capiamoci, nessuno
ci ha regalato nulla (Proseguire la lettura a fine video).
Come
potete leggere anche su questo sito, la legge 164
presenta alcuni grossi limiti.
Il
primo è che impedisce un Real Life Test (ossia il periodo in cui la
persona transessuale vive con i documenti difformi al suo nuovo
aspetto per accertarsi che cambiare sesso sia il suo vero desiderio)
nel
senso più completo del termine.
Come
si fa a vivere fino in fondo come un individuo con il sesso allineato
al proprio genere, se ogni volta che si deve andare a votare c'è
l'umiliazione del doversi mettere nella fila sbagliata e attirare su
di sé mormorii e occhiate sospette? Come si fa ad avere piena
coscienza di sé e accettare la propria nuova condizione senza
remore, se ogni volta che la polizia ferma e chiede i documenti per
un controllo l'ansia sale al pensiero che se dovesse capitare una
persona particolarmente ignorante si potrebbe finire arrestati per
furto di identità? Come si fa ad essere se stessi alla luce del sole
se la stessa situazione si ripresenta in banca? Come si fa a poter
dire "Sì, adesso sto finalmente bene con me stess*, e sono me
stess* in modo autentico" se neppure per prenotare una stanza a
un bed & breakfast si possono evitare commenti spiacevoli,
sguardi allucinati, malintesi e frustrazione perché potrebbe toccare
dover dare spiegazioni di qualcosa che dovrebbe rimanere intimo e
personale, come la stessa legge in teoria prevede?
Una
delle cose più brutte è che le persone cissessuali (che, lo
ricordiamo, in una società transfobica sono considerate "migliori"
di chi non lo è) di solito non hanno la benché minima idea di tutto
il disagio che le persone transessuali non operate si trovano ad
affrontare, e non saranno mai costrette ad imparare.
Hanno
il privilegio di poterla fare facile, di poter chiedere perché chi è
in transizione non si dà una mossa ("Ma sei una donna o un
uomo, ti vuoi decidere a operarti?"), di poter puntare il dito
contro chi "sta ostentando", e di poter considerare
"malate" tutte quelle persone che non hanno abbastanza
forza da portare a compimento il percorso e rinunciano, anche a causa
di situazioni che mortificano e imbarazzano come queste. Scontato
come a 'sto punto si possa dire "Visto? Quello lì era insicuro
e adesso è ritornato uomo, e scommetto che tutti i trans sono
insicuri quando vai a scoprire perché lo fanno!" (errori di
pronomi fatti apposta). E' quello che dicono tutte le persone
privilegiate che non hanno abbastanza empatia (nel caso voleste
approfondire consigliamo questa
lettura).
Naturalmente,
se il Real Life Test non può essere superato in modo sereno, non si
può arrivare all'intervento chirurgico completamente coscienti di
volerlo fare. E sapete che c'è: neppure
tutte le persone transessuali vogliono arrivare all'intervento
chirurgico.
Nonostante la
Corte Costituzionale che nel 1985 affermò la legittimità della
164 dicesse che l'intervento chirurgico sia visto come una
liberazione "in
quanto la presenza dell'organo genitale del sesso rifiutato dà luogo
a disgusto ed a stati di grave sofferenza e di profonda angoscia",
come ha detto anche Massimo in questo
articolo, il modo in cui ogni ragazzo FtM (e ogni ragazza MtF) si
rapporta ai suoi organi genitali è personale, unico e irripetibile.
Ci sono ragazzi che non vedono l'ora di sottoporsi a una
falloplastica, ragazzi che vorrebbero una falloplastica ma sanno che
è un intervento molto rischioso in Italia e preferiscono ripiegare
sulla metoidoplastica, ragazzi che stanno aspettando di mettere da
parte i soldi per operarsi all'estero, dove i chirurghi sono più
preparati e talvolta specializzati sulla transessualità FtM, ragazzi
che, per dirla con Red, "non hanno bisogno di un pene posticcio
per sentirsi davvero uomini", ragazzi che non sono soddisfatti
dei risultati estetici di falloplastica e metoidoplastica, ragazzi
che stanno benissimo così e considererebbero meno liberatorio
sottoporsi a un intervento chirurgico che non vogliono soltanto
perché lo prevede la legge, o perché la maggior parte della gente
non sa andare oltre lo stereotipo secondo cui "un vero uomo ha
il pene e una vera donna ha la vagina" (andatelo a dire a chi
soffre di agenesia peneana o di sindrome di Mayer-Von
Rokitansky-Kuster-Hauser che non sono veri uomini o vere donne, tanto
per citarne un paio).
Quindi
uno dei cambiamenti più importanti che andrebbero apportati alla
legge 164, secondo molte persone transessuali che si ritrovano a non
poter finire il percorso proprio a causa di essa, è quello di poter
ottenere la rettifica anagrafica senza l'obbligo degli interventi
chirurgici prima. Un'eventualità del genere in Italia si è già
presentata, ma purtroppo è ancora necessario interpretare.
"Ci
sono già diversi precedenti del Tribunale di Roma e anche di altri
tribunali che hanno concesso il cambio dei documenti anche in assenza
di intervento chirurgico: se la persona dimostra di vivere pienamente
il suo sesso percepito anche senza l'intervento perché costringerla
a qualche cosa che non vuole?", spiega Cathy La Torre, legale ed
esperta in diritto all'identità di genere, vice presidente del Mit e
fra i fondatori del Centro europeo studi sulla discriminazione. Ma
che cosa impone la normativa italiana? "La Legge 164 del 1982 -
aggiunge La Torre - dice che la rettificazione del sesso si fa a
seguito di 'intervenute modificazioni dei caratteri sessuali' e che
il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei caratteri
sessuali mediante trattamento medico-chirurgico, lo autorizza.
Letteralmente non "obbliga" all'intervento chirurgico, ma
anzi dice espressamente che "qualora" risulti necessario si
autorizza. Ma se invece non risultasse necessario? Appunto insistendo
su questa interpretazione siamo riusciti ad ottenere quei precedenti
favorevoli".
Un’idea
che sarebbe giusta per tutti sarebbe quella di concedere il cambio
anagrafico dopo i due anni di terapia ormonale, e che esso avvenisse
senza la trafila legale, in modo da rendere tutto più veloce e
sicuro. Notate bene che quest’ultimo pensiero è soltanto una
nostra opinione o “utopia”, dettata dal fatto che siamo un
pochino stufi di dover sfamare i nostri avvocati perché ci
rappresentino anche in queste piccole cose, che oltretutto sono un
nostro diritto.
Ma se uno una sera esce e gira in cittá travestito e le forze dell'ordine gli controllano i documenti e scoprono che è un maschio e non una femmina come apparentemente sembra, che succede?
RispondiEliminaGli si spiega che si sta facendo un percorso di transizione da uomo a donna, e che non si è dei travestiti. Per il non si sa mai è sempre meglio portarsi dietro la relazione psicologica o un foglio del endocrinologo che attesti che si stia facendo effettivamente un percorso di transizione.
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