Traduzione di: Silvia
Selviero
Nota dell’autrice: questa lettera si basa solo sulla mia esperienza di donna trans quando parlo dei danni inflitti alle altre donne trans. So bene che non sia l’unico posto in cui si verificano danni. Questa lettera contiene menzioni di idee suicide, bullismo e insulti.
A
J. K. Rowling.
Quand’ero
piccola si vedeva che fossi molto femminile. Nella sicurezza di casa
mia, i miei erano relativamente accomodanti. Liberali com’erano, si
immaginavano che crescessi come un uomo gay, ma l’essere trans non
era proprio nel loro radar. In tutta onestà manco nel mio… o
davvero di chiunque negli anni Novanta.
La
mia espressione di genere era permessa nei miei primissimi anni. Ai
miei non importava se mi legavo degli asciugamani attorno alla vita
facendo finta che fossero vestiti, o tiravo fuori canzoni dell’ultima
principessa Disney.
Cambiò
tutto con le elementari. Da subito, essendo visibilissimo quanto io
fossi femminile, anche se mi era stato assegnato il genere maschile
alla nascita, divenni il bersaglio di un bullismo spietato. Cominciò
rapido e implacabile. Per la mia femminilità sono stata bullizzata
fisicamente e verbalmente. I dirigenti scolastici non fecero nulla, e
neppure gli insegnanti. Mi hanno chiamata “frocio” quando avevo
sei anni: rifletteteci a dovere.
A
ricreazione, mi schernivano perché giocavo alla casa con le bambole
insieme alle mie compagne anziché fare sport coi bambini. Prima
delle elementari, quasi tutte le mie amicizie erano con bambine. Ma
presto raggiunsero un’età in cui cominciarono a dirmi che non
potevo più giocare con loro perché “ero un maschio”, e i maschi
non le facevano sentire sicure, e mi bullizzarono. Mi sono fatta
tutte le elementari con un paio di amicizie al massimo.
Questo
livello di isolamento e abuso fisico e mentale significò un crollo
dei miei voti. “Ma sei così intelligente, non si capisce proprio,
perché non sai fare di meglio a scuola?”. Un classico della mia
infanzia. Ma nessun’altra persona voleva vedere la verità di ciò
che mi stava capitando: come si concentra a scuola una bambina se è
vittima di abusi giornalieri dai suoi coetanei per la sua
femminilità?
La
prima volta che pensai al suicidio fu pochi anni dopo. Tante notti di
fila, mi svegliavo nel cuore della notte, terrificata al pensiero di
andare a scuola il giorno dopo e dover sopportare ancora quella
tortura. Sgattaiolavo in cucina, mi puntavo un coltello allo stomaco,
e cercavo di indurmi a usarlo.
Oggi
sono grata e benedico di non averlo fatto. Ma voglio che vi fermiate
a riflettere su quale sia il prezzo per una bambina transfemminile:
era così grande che ho valutato il suicidio prima dei dieci anni.
La
persona con cui mi sentivo più al sicuro all’epoca era mio nonno.
Non mi ha mai fatto vergognare. Non ho mai sentito che si aspettasse
nulla di diverso da me rispetto a quella che ero. Mi lasciava giocare
con la casa delle bambole e io ero la sorella o la mamma. Mi lasciava
cantare in pace l’ultima canzone di una principessa Disney. Ha
incoraggiato il mio interesse per le arti, e quando il bullismo era
al suo peggio ha insistito col dirmi che andavo bene così com’ero,
che ero valida per quella che ero.
All’improvviso,
quando avevo dodici anni, è morto. Se n’era andata l’unica
persona con cui mi sentissi al sicuro. E lo stesso anno ho scoperto
“Harry Potter e la Pietra Filosofale”. Il primo libro era uscito
un anno prima, ma da brava bastian contraria mi ero rifiutata di
leggerlo solo perché era popolare. Ma dopo la morte di mio nonno ho
aperto quello spiraglio. E così eccomi, una ragazzina che
sperimentava un dolore immenso, alla disperata ricerca di qualunque
evasione… e c’era Harry.
Mi
sono immedesimata nel suo isolamento e nel suo abuso, nel suo dolore.
Desideravo essere portata a Hogwarts per trovare una famiglia tra i
miei amici. Mi persi nel mondo da te creato. La cosa buffa è che
ricordo la fitta che sentii al capitolo dello Specchio delle Brame,
perché se ci avessi guardato io dentro sapevo cos’avrebbe
mostrato: me stessa come una ragazzina, che mi restituiva lo sguardo.
All’epoca
feci coming out come gay, ma sapevo che non fosse tutto lì. Sapevo
di essere trans, eppure a quel punto tutto ciò che sapevo delle
donne trans era un episodio di Jerry Springer visto quand’ero a
casa da scuola una mattina. Le donne trans venivano dipinte come
delle barzellette, degli oggetti sessuali, delle emarginate.
Tuttavia, appena scoprii che transizionare era possibile, di colpo
trovai un raggio di speranza e mi si spezzò il cuore allo stesso
tempo: ero convinta che un coming out come trans fosse oltre le mie
possibilità… e che avrebbe posto fine alla mia vita prima ancora
che fosse cominciata.
Il
bullismo continuava, come la mancanza di sicurezza, e purtroppo vidi
morire più persone che amavo di quante a cui chiunque, alla mia età,
dovrebbe dire addio. Elaborai quelle perdite attraverso le perdite
delle persone amate da Harry: Cedric, Sirius, Silente, Edvige,
Malocchio Moody, Fred e innumerevoli altre.
Nel
frattempo che tutto ciò mi accadeva, il mio corpo iniziò a
tradirmi. La disforia fisica mi colpì in modo a dir poco traumatico.
Mi sentivo impotente mentre il mio corpo si trasformava in qualcosa
di irriconoscibile sotto i miei occhi. Mi sentivo dissociata da ogni
fibra del mio essere, e l’ho affrontato con alcol e droghe, che
iniziai a usare a dodici anni.
Questo
è il livello di dolore che dovetti affrontare per il presunto
crimine di essere nata trans. Di nuovo, contemplai il suicidio, feci
abuso di alcol e droghe prima ancora di essere una teenager.
Rifletteteci per un minuto. Sedetevi a contemplare questo pensiero
per un minuto.
L’unica
costante nella mia vita oltre al dolore erano Harry, Hermione e Ron.
Andai al lancio dei libri aspettando la mezzanotte, alle prime di
ogni nuova uscita cinematografica dell’ultimo film, e continuai a
rivedere me stessa nel viaggio dei tuoi personaggi. Fu lì che trovai
un certo livello di speranza per il futuro. Fu lì che iniziai a
credere che “la felicità si potesse trovare anche nei momenti più
cupi, se ci si ricorda di accendere la luce.” I tuoi libri mi hanno
letteralmente tenuta in vita.
Quando
ho compiuto vent’anni, ho avuto un crollo dovuto alla pressione del
vivere una menzogna. Continuavo a “medicarmi” con alcol e droghe
perché ero incapace di stare da sola con me stessa, e ogni pezzo di
me gridava che il modo in cui mi muovevo in giro per il mondo fosse
sbagliato. Sono arrivata al punto da capire di avere due opzioni:
transizionare o suicidarmi. Ho scelto la prima. Ricordo che il
pensiero sia stato: “Dana, sei una Grifondoro. Sei coraggiosissima.
E tutto questo può sembrare terrificante, ma, come Harry, lo
supererai, e troverai i tuoi veri amici al tuo fianco.”
Così
ho fatto il mio coming out come trans e ho cominciato il percorso di
transzione. Poco dopo aver raggiunto i miei scopi con esso, sono
diventata sobria. E sai come ho scelto di celebrare il mio primo
compleanno sobrio, vivendo autenticamente? Ho riletto ogni libro
della serie di Harry Potter e ho rivisto tutti i film, e sono
addirittura andata a Broadway il giorno del mio effettivo compleanno
a vedere “Harry Potter e la Maledizione dell’Erede.” Volevo
fare qualcosa che nutrisse la mia bambina interiore, e sapevo che
Harry Potter l’avrebbe fatto. Dopotutto, era la serie che mi aveva
sempre accompagnata.
Perciò
non dovrebbe essere una sorpresa che non sappia manco da dove
cominciare a spiegarti quanto dolorosa sia stata la tua recente
delegittimazione della mia esistenza. Non so manco da dove cominciare
a spiegarti che dolore sia stato per me sapere che l’autrice che
aveva scritto la serie di libri più formativi della mia vita non mi
riteneva valida.
Ho
deciso quindi di scriverti questa lettera perché ci sono alcune cose
che vorrei che capissi.
Primo,
non smantellerò ognuno dei punti da te elencati nel saggio
confutandoli uno per uno perché mi rifiuto di incontrarti sullo
stesso livello delle bugie facilmente smentibili sulle persone trans,
bugie che sono state promosse da ben prima che tu scegliessi di
parlarne e promuoverle. Voglio invece farti un appello del tutto
personale.
Sì,
le donne trans e le donne cis sono diverse, ma nessuna ti togliendo
nulla. Riconoscere la validità delle donne trans non toglie nulla a
te. Modificare il linguaggio per essere più inclusiva verso le donne
trans non toglie nulla a te. Le tue esperienze come donna cis restano
tali, proprio allo stesso modo in cui le mie esperienze come donna
trans restano tali. Non saranno uguali, ma quelle dell’una non
invalidano quelle dell’altra.
Ricordo
il mio coming out a una donna cis che amavo. Una delle cose che mi
disse fu che aveva sopportato così tanto sessismo in vita sua che
era un boccone amarissimo che io stessi “rivendicando di essere
donna.” Ritengo questo sentimento assai comune tra molte donne cis
che non capiscono l’identità trans. Lenta e sicura, lei ne è
venuta fuori e ha imparato, e adesso è una grande supporter della
comunità trans. Credo ancora che possa imparare e crescere anche tu.
Devo crederci. Non voglio credere diversamente.
Il
fatto è che le donne trans e le donne cis sperimentano entrambe
violenza di genere. Il bullismo senza sosta che io ho sperimentato da
piccola ERA violenza di genere. Aveva solo un aspetto diverso da
quello che devono sopportare le donne cis. Ho avuto un modico,
minuscolo ammontare di privilegio maschile prima di transizionare?
Quanto quello che poteva avere una persona che sprizzava femminilità
da tutti i pori a cui hanno assegnato il genere maschile alla
nascita. L’ho avuto con un estremo ammontare di dolore? Sì. Ma tu
hai avuto il privilegio di avere il tuo genere riconosciuto per tutta
la vita, di non aver mai dovuto lottare perché anche gli altri
riconoscessero la validità della tua esistenza. Di nuovo,
l’oppressione e il dolore non sono, o almeno non dovrebbero essere,
delle gare. Sono solo avvenuti in forma diversa.
Per
di più, le donne trans sono statisticamente più inclini a
sperimentare abuso e violenza a causa del loro genere femminile di
quanto non lo siano le donne cis. Le donne trans nere, in
particolare, affrontano livelli sproporzionati di violenza poiché
altissimi. Stai colpendo alcune delle persone più vulnerabili al
mondo. E per essere una che ha scritto di quanto oppressione e
fanatismo causino danni e violenza, è uno shock, ed è devastante da
parte tua. Ancora peggio è che tu abbia scelto proprio questo
momento per promuovere questa retorica, quando si sta sollevando una
tardiva, globale battaglia per la fine del razzismo e della brutalità
della polizia, e si pretende di dar valore alle vite delle persone
nere, incluse le vite delle donne nere trans.
Molta
della base della violenza sulle donne trans affonda le radici
nell’idea che non siamo ciò che diciamo di essere. Che il nostro
genere non sia reale. Si basa sull’idea che stiamo ingannando le
persone o stiamo recitando di essere donne. Capisco dalle cose che
hai scritto che non credi di stare facendo alcun male, ma
delegittimizzando l’identità trans, stai perpetuando la stessa
narrativa che esacerba la violenza contro la nostra comunità.
Voglio
anche rendere chiaro che il dolore che ho dovuto affrontare io, così
come il dolore di moltissime persone trans che ci passano, non è per
il fatto contingente. Non abbiamo alti tassi di suicidi, abuso e
dipendenza nella nostra comunità perché siamo trans. Li abbiamo per
essere trans in un mondo che nega o demonizza la nostra esistenza, e
lo stress psicologico causato da tutto ciò è enorme. Tu, adesso,
stai usando la tua piattaforma per amplificarlo.
Quando
Daniel
Radcliffe ha rilasciato una dichiarazione in sostegno alla comunità
transgender
l’altro giorno, ho letto il suo ultimo paragrafo, che in parte
dice: “se avete trovato in queste storie qualunque cosa che
risuonasse con voi e vi aiutasse in qualunque momento della vostra
vita, resterà sempre tra voi e il libro che avete letto, ed è
sacro.” Sono scoppiata a piangere. Non sapevo quanto bisogno avessi
di leggerlo finché non l’ho letto.
So
che tu sai che l’ordine
dei medici asserisce che l’identità trans sia reale.
So che sai anche che l’ordine
degli psicologi asserisce che l’identità trans sia reale.
Esistiamo da millenni attraverso le culture, non siamo in guerra con
te, e non sei aggredita perché stai difendendo le donne. Siamo solo
un gruppo di donne diverso che ti sta chiedendo di difendere anche
noi.
Oggi
mi guardo e vedo una persona quasi irriconoscibile rispetto alla
bambina trans spaventata di una volta. Ho vissuto sogni che non
ritenevo possibili per me a causa del mio essere trans. Sono stata in
tv. Sono andata alla premiere del Sundance film festival per un film
a cui avevo partecipato anch’io. La mia musica è stata eseguita da
San Francisco a Parigi. C’è amore nella mia vita, e c’è la
famiglia di amici che ho sempre voluto. Sono sicura di me come
artista e come persona. So come prendermi cura di me stessa e come
farmi valere per gli altri. Ecco cosa la mia transizione mi ha dato.
Sarò
per sempre grata a Harry Potter per avermi accompagnato e avermi
tolto dall’oscurità, e per avermi ricordato di accendere la luce.
Scrivo questa lettera perché ho il privilegio di farlo, quello che
tante persone trans non hanno avuto. C’è chi ancora tra di noi
deve tollerare il dolore e la fatica. E così tante persone tra di
noi hanno perso e continuano a perdere molte cose: la famiglia, le
amicizie, i mezzi di sostentamento, la casa e persino la vita, solo
per aver osato sognare di essere esattamente chi siamo.
Osare
sognare un mondo migliore è qualcosa che tu ci hai insegnato. Per
favore, non portarci via quel sogno macchiandolo con la transfobia.
Prego che questa non sia una fine, ma che sia al contrario l’inizio
di un viaggio verso la comprensione.
Dana Aliya Levinson è un’attrice, scrittrice, compositrice e attivista per la causa transgender. Ha partecipato alla prossima terza stagione di American Gods e all’attuale stagione di The Good Fight, ed è nel film “Adam” adesso disponibile su Hulu e Amazon. Il suo visual album “FALLING”, diretto da Zen Pace e generosamente supportato da V Ensler e One Billion Rising, ha avuto la sua prima con Paper Magazine quest’anno. Ha anche scritto di tematiche trans su Huffington Post, Nylon e Women’s Health. È stata socia del Dramatist Guild dal 2014 al 2015, seconda classificata all’inaugurazione del Billie Burke Ziegfeld Award e finalista del Sundance Episodic Lab 2019.
Per sostenere le donne trans nere visita The Okra Project e The Marsha P. Johnson Institute.
Link al articolo originale: https://www.huffpost.com/entry/jk-rowling-transgender-harry-potter-fan_n_5ee17ed4c5b6c727a2a491c5?ncid=engmodushpmg00000003
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